Squat. stacchi e panca piana: approccio per un loro utilizzo nel lungo periodo

Come scritto all’interno dell’articolo della settimana scorsa (Eccolo), nel corso dell’ultimo decennio si è assistito a un prepotente ritorno a quegli esercizi, quelle esecuzioni, considerati fondamentali sia nel campo del fitness che in quello del body building. Questa è un’ottima cosa. Educare, soprattutto, i neofiti a movimenti di questo tipo permettete agli stessi una visione ben diversa di quella struttura sportiva considerata, erroneamente, il regno dell’estetica. Allo stesso tempo, sembra che questi stessi esercizi fondamentali siano sfruttati forse più del dovuto. Per evitare quello denominato come stallo, ovvero lo stop dai progressi per quanto riguarda la progressione dei carichi, è necessario cambiare le carte in tavola. Si gioca sui tempi di esecuzione, dove i movimenti controllati, e molto più lenti, permettono ai gruppi muscolari coinvolti di arrivare a quel cedimento tecnico tanto ricercato da tutti noi. Si gioca sulle ripetizioni, rimodulate in base all’obiettivo che l’atleta si è prefissato: più basse se ricerca la forza, più alte se il suo obiettivo è la resistenza. Si valutano i vari metodi di esecuzione, cambiando impostazioni, impugnature e quanto è possibile per poter dare, sul medesimo esercizio, uno stimolo allenante, per quanto possibile, nuovo. In parole povere, è questo quello che sta succedendo all’interno di molte strutture sportive. Questa impostazione, che non va assolutamente demonizzata, sembra prendere poco in considerazione altri movimenti considerati (azzardo) di supporto a tutto ciò. Se quest’ultimo punto in molti casi risulta veritiero, in altri potrebbe declassare esercizi altrettanto fondamentali. Di questo parleremo la settimana prossima.

Armando

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