Le due facce della solitudine – Definiamo la solitudine

La solitudine è una condizione e un sentimento umano nei quali l’individuo si isola per scelta propria (se di indole solitaria), per vicende personali e accidentali di vita, o perché isolato o ostracizzato dagli altri esseri umani, generando un rapporto (non sempre) privilegiato con sé stesso.

Animale sociale per definizione, l’uomo anche in condizione di solitudine è coinvolto sempre in un intimo dialogo con gli altri. Quindi, più che alla socialità la solitudine si oppone alla socievolezza.

Talvolta è il prodotto della timidezza e/o dell’apatia, talaltra di una scelta consapevole. In lingua inglese il concetto viene espresso con due differenti vocaboli, solitude e loneliness, che si riferiscono rispettivamente al piacere e al dolore provati in condizioni di esclusione.

Fonte: Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Solitudine

La definizione sopra riportata sembra concordare con il titolo dato a questo lavoro. Le due facce della solitudine sembrano materializzarsi, mostrando le loro caratteristiche atte a differenziarle l’una dall’altra, mettendo d’accordo un po’ tutti coloro i quali si sono confrontati con un termine di cui si discute sempre troppo poco. A variare è la fruizione di questo sentimento: cercato e utilizzato in maniera costruttiva, per poter migliorare lo stile di vita, dall’individuo. Al contrario, causa di distruzione e annientamento dello stesso, nel momento in cui la solitudine non risulti più uno stato d’animo ricercato ma introdotto nel quotidiano dalle vicissitudini causate da eventi non imputabili a scelte personali.

Possiamo definire la prima come Solitudine costruttiva e la seconda, come lasciato intendere, come Solitudine distruttiva. Anche se probabilmente non ci si rende conto di ciò, gran parte delle nostre scelte di vita, con conseguenze sul futuro, sono influenzate da queste due visioni della solitudine.

Alla luce di quest’ultima affermazione, non può non nascere un quesito degno di essere approfondito:

Se la solitudine è così importante perché non se ne parla mai?

La risposta va ricercata dalla priorità data ad argomenti da trattare all’interno della nostra società e, soprattutto, da quelle istituzioni atte a formare l’individuo con i mezzi migliori per poter permettere una crescita personale varia e articolata.

Da sempre etichettata come una penalità per chi la vive, basterebbe aprire una porta di dialogo costruttivo sul tema per poter permettere l’emergere, e di conseguenza una maggiore consapevolezza, di questo stato d’animo.

Affermare che all’interno della nostra società non si parla ma si giudica non è un peccato capitale, soltanto una attenta osservazione su quanto sta accadendo intorno a noi.

Certamente in passato la solitudine era presente tanto quanto ai giorni nostri, questo lo sappiamo, ma in maniera molto diversa rispetto a quanto sta accadendo soprattutto nel corso degli ultimi decenni. Se da un lato la solitudine dipende dalla ricerca continua dell’individualità, dall’altra la stessa viene erroneamente chiamata in causa per i più disparati motivi. All’interno della nostra società, e istituzioni, è stato introdotto un qualcosa di diverso, capace di allontanare dalla socievolezza l’individuo di turno: la competizione.

Assistiamo troppo spesso a scene dove la competizione non dovrebbe essere parte attiva in quel dato contesto. Tra i banchi di scuola, così come in politica, si evidenziano scarsi risultati proprio perché tutti gli attori chiamati in causa preferiscono affrontarsi in uno scontro che, di fatto, porta a una sconfitta su entrambi i fronti.

In sede scolastica possiamo incontrare individui con buoni voti, acquisiti per mezzo della pura competizione, lasciando agli stessi un vuoto maturato da una mancata comprensione di quel dato argomento. Altri che possiamo considerare emarginati, per volontà altrui, perché considerati una minaccia verso quel dieci che, nel caso in esame, più che un vanto ricopre il ruolo di una sconfitta.

Altri ancora, invece, risultano esclusi dal gruppo per colpa di un minore attenzione verso quella data competizione, per mancanza di volontà o per altre motivazioni. Questi soggetti subiscono la medesima emarginazione del soggetto di cui poc’anzi abbiamo parlato.

I tre individui descritti potrebbero rientrare nella casistica riguardante la Solitudine distruttiva. Analizzando meglio la situazione, però, il termine forse più esatto è stato riportato più volte: Emarginazione. Il luogo dello studio, dell’istruzione e della conoscenza, che avrebbe dovuto costruire le basi per una cooperazione tra soggetti in crescita, si ritrova a far scontrare a colpi di voti quella che nel prossimo futuro rappresenterà la classe dirigente.

Dal contesto descritto si evidenziano due aspetti: il primo rappresenta il serpente che si mangia la coda. A ogni generazione è stata fornita, probabilmente, la ricetta sbagliata all’interno del percorso formativo scolastico, rispecchiato da quel continuo fallimento politico e sociale, riflesso di un sistema da riformare con urgenza.

Il secondo aspetto, invece, fa emergere una problematica figlia dell’asse solitudine distruttiva – emarginazione: la ricerca della mediocrità.

Armando

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.