Sami Modiano – Per questo ho vissuto. La mia vita ad Auschwitz-Birkenau e altri esili

“Quel giorno ho perso la mia innocenza. Quella mattina mi ero svegliato come un bambino. La notte mi addormentai come un ebreo.” Come tanti sopravvissuti all’Olocausto, per molti anni Sami Modiano è rimasto in silenzio. In che modo dare voce al dolore di un’adolescenza bruciata, di una famiglia dissolta, di un’intera comunità spazzata via? Nato nella Rodi degli anni Trenta, un’isola nella quale ebrei, cristiani e musulmani convivono pacificamente da secoli, Sami non conosce la lingua dell’odio e della discriminazione. Ma quando le leggi razziali colpiscono la sua terra, all’improvviso si ritrova bollato come “diverso”. E a tredici anni, nell’inferno di Auschwitz-Birkenau, vedrà morire familiari e amici fino a rimanere solo al mondo a lottare per la sopravvivenza. Al miracolo che lo porta fuori dal campo non seguono tempi facili: Sami si ritrova in prima linea con l’esercito sovietico ed è poi costretto a fuggire a piedi attraverso mezza Europa per poi giungere in un’Italia messa in ginocchio dalla guerra. Dopo due anni di lavoretti malsicuri e pessimi alloggi, ma rallegrati dagli amici e dalla scoperta dell’amore, appena diciassettenne Sami sceglie di nuovo di andarsene, questa volta in Congo belga. Qui gli arriderà il successo professionale ma lo attendono nuovi pericoli, allo scoppio della guerra civile. La storia di Sami Modiano è una trama intessuta di addii e partenze alle quali lui ha sempre opposto la determinazione a riappropriarsi delle sue radici.

Sono scritti come questi che dovrebbero far riflettere tutti noi. Niente finzione, nessun eroe volante o con altri super poteri, qui regna il dolore, quello fisico e morale. La storia di Sami Modiano, così come quella di Levi, della Segre e di tutte quelle povere anime annegate nell’inferno della follia umana, sono le testimonianze ultime che raccontano il fallimento di un essere. All’interno di Per questo ho vissuto. La mia vita ad Auschwitz-Birkenau e altri esili non si parla di refusi, di congiuntivi sbagliati o di costruzione stilistica della vicenda, assolutamente no. Questa è uno di quelle testimonianze che dobbiamo tramandare di generazione in generazione. A farla da padrone, all’interno di questo testo, non è solo la follia Nazista, di cui tutti conosciamo le gesta, lo scrittore si spinge molto più avanti. A far capolino qui è quello stesso essere, quello umano, che continua a professarsi il figlio prediletto di un dio, l’eletto per eccellenza, capace di creare quell’inferno in terra che tanto cerca di evitare. Sono storie come queste, vite spezzate moralmente sul nascere, a fare la parte di quella prima pietra che dovremmo tutti noi mettere sulle basi della nostra esistenza. Come spesso accede per testi di questo tipo, è inutile e, probabilmente, offensivo dare un voto espresso, come spesso accade su questo blog, in stelle. Sami Modiano con la sua vita e le sue sofferenze, messe nero su bianco dopo un lungo periodo di silenzio, dà a tutti noi la possibilità di redimerci, di diventare persone, finalmente, migliori.

Armando

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