Questione di tempi: Robin Williams – I primi passi sul palcoscenico

Così com’è accaduto ai due illustri nomi della letteratura e del cinema muto, di cui vi ho raccontato, spero al meglio, il lato nascosto, anche Robin Williams cerca conforto sul palcoscenico. Cabaret, teatro, televisione e cinema condiscono una carriera divenuta leggendaria. Il passato agiato, condito dalla pesante assenza dei genitori, avrebbe permesso al giovane Robin di scalare rapidamente la piramide sociale arrivando, come sperava il padre che in questo lo aveva preceduto, ai posti di comando che gran parte della società vorrebbe per sé. Come è consono al genio, tutto questo viene accantonato, ricercando la sua dimensione nel difficile campo dello spettacolo, dove gli intrattenitori di certo non sono mai mancati. Chiediamoci:

Perché Robin Williams ha preferito la strada più difficile da percorrere?

La domanda apre la porta a risposte multiple. Prima di tutto, credo che Williams sia stato più che cosciente del suo talento, sin dalla giovane età. Riusciva a strappare una risata senza troppe difficoltà. Aveva bisogno di migliorare la tecnica, affinando meglio quel dono innato conferitogli dalla natura. C’è un grosso lavoro di studio dietro quei gesti, capaci di suscitare una miriade di emozioni contrastanti, tutte diverse l’una dall’altra. Ogni suo personaggio rappresenta una pennellata perfetta, capace di comporre il quadro di una vita fatta di tante cose non dette. Secondo, ma probabilmente il fattore scatenante di tutto ciò, Robin Williams ha voluto dimostrare ai suoi genitori di non aver bisogno di loro. Ormai adulto, cresciuto con la guida di una tata divenuta la sua vera famiglia, prende le distanze dalle aspettative di vita che i suoi familiari avevano ipotizzato per quel figlio mai messo al centro delle loro attenzioni. Lo strappo, quello definitivo, che ha sancito l’allontanamento del nucleo familiare, arriva proprio, a mio modo di vedere, dal percorso alternativo scelto dal giovane Robin. Questo primo periodo di vita, fatto di solitudini, riflessioni e tanto lavoro su sé stesso, ha creato le basi definitive di quel malessere che presto esploderà distruggendo, pian piano, la vita dello stesso Williams. In questa seconda fase di vita, benché ancora giovanissimo, l’attore americano non riuscirà, a differenza di quanto accaduto a Edgar Allan Poe e a Charlie Chaplin, a trovare una sua dimensione capace di stabilizzarlo. Il Corvo e Charlot hanno tenuto a bada il demone che dimorava all’interno di due anime tormentate, aiutando, per quanto possibile, quegli uomini nel loro percorso di vita. E Robin Williams, invece? Come ha deciso di comportarsi in relazione a tutto ciò? Di questo ne parleremo la settimana prossima.

Armando

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