Questione di tempi: E. A. Poe – L’adozione

Eppure, un barlume di speranza nella vita del piccolo Edgar sembra farsi largo poco tempo dopo i fatti raccontati nell’articolo della settimana scorsa (eccolo). Dopo i rocamboleschi eventi che hanno visto lui e i suoi fratelli affrontare un lutto tremendo come quello della morte della madre, i tre vennero divisi, mandati in famiglie diverse con la speranza di dare ai poveri orfani perlomeno una parvenza di normalità. Ciò va a sgretolare definitivamente quel nucleo familiare, di fatto, mai consolidato per davvero. È da questo trasferimento che al cognome Poe, il piccolo Edgar, affiancherà quello di Allan, famiglia adottiva che si prenderà cura di lui. John e Francis Allan sono una coppia benestante senza figli. Probabilmente i due videro nell’adozione del pargolo, per motivi probabilmente legati all’impossibilità di avere figli naturali, la consacrazione della famiglia così come la società del tempo, e non solo, definisce come completa. Nonostante le sicure buone intenzioni di partenza, la coppia non riuscirà, almeno per quanto riguarda la parte maschile, a far fronte al dramma esistenziale che già al quel tempo sta consumando lentamente il piccolo Poe. Ci provò sicuramente Francis. La giovane donna, infatti, condivideva con lui i ricordi di un’infanzia difficile, dove la stessa fu colpita da lutti che la resero orfana a sua volta. Era probabilmente la persona, forse l’unica, in grado di capire davvero la situazione che stava attraversando quel bambino taciturno e sempre sulle sue. Questa nuova figura, del tutto inaspettata, si rivelerà per il piccolo Edgar una vera e propria ancora di salvezza, una seconda madre capace di rassicuralo, di fargli vivere quell’infanzia negata da un susseguirsi di episodi pronti a scrivere la parola fine pochi stanti dopo l’inizio della sua esistenza. Tutto un altro discorso va riservato per John Allan. Con lui Poe non riuscirà mai a instaurare un vero e proprio rapporto. John non è un uomo comprensivo, capace di approcciarsi al prossimo con resilienza e disinvoltura. Era un uomo dedito al lavoro, con la testa sempre e solo agli affari, unico ambito in grado di portare tranquillità e agiatezza prima di tutto a sé stesso e al suo ego, in modo, probabilmente, da sentirsi realizzato per l’operato svolto sul campo, capace di compiacere magari i committenti di turno, lasciando ai margini quegli affetti che non ricoprivano, ed era evidente a questo punto, un ruolo fondamentale nella sua esistenza. La futilità non faceva parte della sua routine. Perdere del tempo con un bambino non rientrava nel piano vita dell’uomo. Inoltre, la freddezza con cui dimostrava al bambino la differenza tra un figlio naturale e uno adottivo non lasciava certo spazio a ulteriori letture di un carattere freddo, schivo e incentrato su nient’altro che rappresentasse un progresso personale. John lasciò, in altre parole, il piccolo Edgar ai margini del suo nucleo familiare, aspettando solo il momento opportuno per potersi liberare di quello che considerava nient’altro che una zavorra. Fu un ennesimo duro colpo per Poe, costretto a considerarsi un estraneo nel mondo. Dovunque andasse, il piccolo si sentiva scacciato, un essere non accettato, impossibilitato nel trovare conforto in una società che sembrava voltargli le spalle come se le sue disgrazie fossero a lui imputabili.

Armando

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