Questione di tempi: E. A. Poe – la prima infanzia

La vita di Edgar Allan Poe sembra quasi la trama di una delle sue storie più spaventose e cruente. Un cammino esistenziale tutto in salita sin da quando, praticamente ancora in fasce, subisce l’accanimento di un fato avverso. Poco più che neonato patisce, senza avere ancora a capacità di rendersi conto di ciò, l’abbandono da parte del padre. Fu la madre, Elizabeth Arnold Hopkins Poe, a prendersi cura di lui e dei suoi due fratelli. La donna, famosa attrice immigrata dall’Inghilterra, riesce, in un primo momento, a gestire la famiglia e gli impegni lavorativi che la portano sui palcoscenici americani. La donna ebbe un grande successo negli States, considerata una delle interpreti più brave del momento. Tutto sembra far pensare a un epilogo felice per la famiglia Poe ma, purtroppo per lei e per i piccoli, la donna si ammala di tubercolosi, una malattia capace di mietere vittime a iosa in quei difficili primi anni del XIX secolo. La donna morirà, portata via da un male a cui non si riusciva a dare una cura, l’otto dicembre 1811, a soli ventiquattro anni. Girano voci, più che altro leggende, che vedono il piccolo Edgar al capezzale della madre morente, una scena capace di tormentare anche le anime più forti e fredde. Al tempo, Il piccolo non aveva compiuto ancora i tre anni. È in questa prima parte della sua vita, a mio modo di vedere, che vengono a crearsi tutti quei malesseri interiori che lo accompagneranno per il resto della sua esistenza. Crescere senza la guida di una famiglia, costretto a far fronte alla mancanza di quell’affetto materno tanto importante per chiunque costringe il piccolo Edgar a maturare prima del previsto. Viene a mancare la possibilità di guardare il mondo con gli occhi di un bambino spensierato, quelli di una giovane piccola vita innocente che si avvicina alla società facendo un passo alla volta. Se analizziamo la letteratura di Poe con occhio attento non possiamo non notare come, con molta probabilità, sia questo il primo tassello di quella evoluzione che lo porterà, da adulto, a scrivere e a descrivere l’orrore come non si era mai letto prima di allora. È questo tormento emotivo, la mancanza dell’affetto genitoriale, a innescare un vero e proprio terremoto interiore che non lo lascerà mai più. Dall’andamento dei suoi lavori, Poe dimostra che non sarà mai in grado di superare la morte della madre, rimarcando più volte quella mancanza capace di lasciare una ferita aperta e sanguinate che lo accompagnerà per tutto il corso della vita. Non credo sia sbagliato constatare come quella donna, mai goduta per davvero, diventi quasi un’ossessione, un chiodo fisso che cercherà di compensare ricercando la stessa nel volto delle donne che si avvicenderanno al suo fianco.

Armando

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