Nel passato appena precedente all’avvento del cinema, a cui da lì a pochi decenni si concretizzerà un nuovo sistema chiamato televisione, il rumore dei motori a scoppio era ancora ben schermato dal silenzio delle campagne e da quell’ultimo baluardo chiamato in gergo casalingo infisso, di porta e finestra. L’arrivo degli schermi parlanti rappresenta un taglio netto con quel passato appena dietro l’angolo.
Il rifugio domestico, quello del silenzio e della riflessione, dove il camino era il protagonista indiscusso, si trasforma in un guazzabuglio di parole, suoni e immagini.
Perfetti sconosciuti si appropriano di quella intimità divenuta adesso pura utopia. Insieme alla televisione, ma ancora prima con l’avvento della radio, fanno capolino da quello schermo parlante le opinioni, le idee e i prodotti pubblicizzati e decantati quasi fossero appartenenti a una famiglia Reale a cui dover necessariamente dare conto.
Questa invasione, sin dalla seconda metà del novecento, sembra mettere alla porta non solo il silenzio ma, soprattutto, quei momenti di isolamento in grado di far riflettere l’essere umano. Da questo momento in poi, lo stesso verrà letteralmente bombardato dalle nuove scoperte tecnologiche.
Fuori e dentro casa; per strada; all’interno di bar e ristoranti; all’interno di quei nuovi mezzi meccanici che, oltre ai motori a scoppio, verranno forniti di radio, tanto per non far perdere familiarità con i nuovi rumori di sottofondo che adesso accompagnano tutta la cittadinanza planetaria.
Come per qualsiasi nuova tecnologia non si possono imputare alle stesse tutte le colpe di un comportamento a cui l’uomo ha preferito dedicarsi piuttosto che ricercare momenti esclusivamente riservati a sé stesso.
Certo, la curiosità verso il nuovo mezzo d’intrattenimento, inizialmente caro e fuori portata per la classe media, in un primo momento è stato capace di creare aggregazione.
Infatti, gruppi sempre più corposi di uomini, donne e bambini, si ritrovavano nei cinema prima e nei bar poi, in modo da poter usufruire di quel nuovo prodotto che prometteva spettacoli non stop, o quasi. Alla luce di tutto questo come si presenta la solitudine?
Temo il giorno in cui la tecnologia andrà oltre la nostra umanità: il mondo sarà popolato allora da una generazione di idioti soli
Albert Einstein
Ai nostri giorni tale affermazione suona come una profezia. Il fisico tedesco è stato lungimirante, tanto quanto diretto e, forse, un po’ cattivo nei nostri riguardi.
Come si può vedere, ci si è presi la libertà di modificare le sue parole quel tanto che basta per poterle adattare con il discorso portato avanti sulla solitudine.
Mettendo in relazione prodotti come il cinema, la televisione e la radio con la protagonista di questo lavoro, sembra stagliarsi davanti a noi un nuovo bivio. Come più volte lasciato intendere, quello tra solitudine e silenzio sembra essere un matrimonio felice. La loro unione, infatti, dà vita a quello che possiamo definire come la prole prediletta della coppia: la solitudine costruttiva.
Di questo abbiamo ampiamente parlato in precedenza. Adesso, con l’avvento delle nuove tecnologie, sembra venirsi a creare un nuovo rapporto, concretizzato e ben inserito in società tanto da non riuscire a vedere in esso alcuna sbavatura: Solitudine e Rumore.
Se in passato era il silenzio l’arma in più per l’essere umano, capace di farlo riflettere e migliorare, il rumore diventa un veleno, il rivale per eccellenza, come i fumetti dedicati ai Supereroi ci hanno da sempre presentato, di quella attività oggi sull’orlo di un precipizio. In tempi moderni, l’uomo affronta ed è soggetto alla solitudine ma sembra quasi non accorgersi più di essa.
Sembra aver trovato quello che possiamo definire come il tallone d’Achille della stessa, composto da una manopola che se girata nel verso giusto è capace di iniettare una sostanza in grado di agire come un calmate, una sorta di distrazione perenne, capace di schermare i problemi, le ansie, le paure… e la solitudine stessa.
Nonostante questa unione, solitudine – rumore, non sia in grado di risolvere i problemi, soprattutto i malesseri più intimi, all’essere umano moderno non sembra dispiacere affatto questa nuova dimensione fittizia.
Tutto ciò sembra essere confermato dalla continua ascesa di questo dispositivo in grado di cambiare colore e forma restando al passo con i tempi.
La sua evoluzione è in questo momento accanto a noi, pronto a dar conforto ovunque e in qualunque momento. Lo stesso sembra essere divenuto oramai necessario nella vita dell’uomo moderno, in grado di annullare la voce di quello stato d’animo certamente non dimenticato ma adesso rinchiuso in una scatola di plastica, metallo e pixel.
Armando