Le due facce della solitudine – Il riscatto della solitudine

All’interno di questo lungo lavoro, abbiamo visto come la solitudine non prenda mai parte in molte situazioni che si possono svolgere nel corso della vita quotidiana. Noia ed emarginazione su tutte sembrano riempire un’esistenza fatta di tante cose non dette e malesseri mai espressi.

Quest’ultimo punto sembra essere una delle principali problematiche pronta a destabilizzare soprattutto i più giovani. Venendo meno la parola, e di conseguenza il dialogo, prende forma uno dei mostri di cui abbiamo già parlato: la depressione.

Alla luce della situazione appena riassunta, ci si chiede se dare o meno una possibilità a quello stato d’animo tanto temuto.

Per fare ciò serve una organizzazione preliminare dove, per prima cosa, bisogna capire che evitare il contatto con la società non è la chiave giusta, quella in grado di garantire un’esistenza migliore. Da questo momento in poi, in quanto saremo noi gli artefici del nostro destino, il cammino intrapreso ci condurrà a un bivio. Da un lato la strada più difficile, fatta di vegetazione fitta, animali pericolosi e con un clima imprevedibile. Questo sentiero porta alla solitudine costruttiva.

L’altro, invece, è un sentiero breve, lungo poche decine di metri. Davanti a noi scorgiamo un grosso cancello, mura alte e, aldilà di esse, una piccola struttura che promette di soddisfare ogni nostro bisogno, regalandoci confort e tranquillità. Lo stesso, però, chiede un prezzo al viandante: la totale estraneità nei confronti del mondo esterno. Una volta varcata quella soglia non avremo più la possibilità di interagire attivamente con il prossimo.

Quest’ultimo bivio porta alla solitudine distruttiva. Come è facile capire, nel secondo caso basta isolarsi, evitare il contatto, e di conseguenza il parere, con il mondo esterno e farsi trascinare nel mondo della noia, fatto di tante attività, come abbiamo già visto e affermato, senza alcun fine.

Dall’altra, invece, troviamo un cammino lungo e difficile. Per prima cosa, siamo chiamati a un lavoro interiore, dove siamo costretti a interrogare il lato più intimo del nostro animo. Fatto ciò si saprà con esattezza come gestire al meglio il tempo riservato a sé stessi. In questo caso non esistono regole, attività, tempi e modi con cui portare avanti tale spicchio di vita.

Se si può fare un esempio concreto, chi scrive ha trovato in questa attività, la scrittura, il suo angolo di solitudine costruttiva. Insieme alla lettura, allo sport, al piacere di un buon film o serie televisiva, si è arrivati a gestire più ambiti di discussione da portare in società.

Oltre a far questo, si dedica del tempo al discorso e al dibattito costruttivo, naturalmente laddove possibile, prima di far ritorno a quella intimità vissuta oggi come un piacere della vita. Come detto, questa strada è la più lunga e tortuosa, dove molto spesso si ci chiede se ne è valsa la pena. Proviamo a porre un ulteriore quesito:

Quale strada è facile da perseguire quando si vuole cambiare, e migliorare, la propria esistenza?

Probabilmente nessuna. Quindi, alla luce di ciò:

Perché non dare una possibilità alla solitudine?

Armando

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