H.G. Welles – La macchina del tempo

Nell’Inghilterra di fine Ottocento, un eccentrico scienziato e inventore, grande conoscitore di fisica e meccanica, racconta ai suoi più stretti amici di aver trovato il modo di viaggiare nel tempo, ma il suo racconto non viene creduto.

Non è assolutamente il testo che mi aspettavo. La macchina del Tempo di H.G. Welles è molto più di un romanzo fantastico. Ad attendere il viaggiatore non ci sono incredibili tecnologie, non c’è traccia di un super uomo tutto cervello e innovazione. C’è qualcosa di diverso, completamente opposto rispetto alle aspettative di coloro i quali si avvicinano a un testo di fantascienza. Con questo lavoro, lo scrittore britannico sembra mettere nero su bianco un saggio dove la politica, la società, il passato, il presente e il futuro dell’umanità sembrano essere esposte in maniera forse fin troppo chiara. È un manifesto dove il pensiero dell’uomo va ben oltre il presente vissuto dall’autore. A fare capolino sono le preoccupazioni verso un futuro incerto, dove l’uomo rischia di smarrire la giusta via. Il testo andrebbe letto sotto un punto di vista umanistico più che fantascientifico. La presenza della macchina del tempo sembra voler lanciare un monito forte e chiaro: cambiamo in meglio il presente in modo da evitare disastri futuri. Con più di un secolo d’anticipo, Welles esprime le sue preoccupazioni sul cambiamento climatico, tematica ben lontana da essere presa in considerazione il quel 1895 dove la corsa al progresso era saldamente in sella a un purosangue infaticabile. Tanto di cappello a un autore capace di toccare corde con un linguaggio comprensibile a tutti, profetico in alcune sue intuizioni. 

Punteggio:

Armando

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