Edgar Wallace – I quattro giusti

I Quattro Giusti sono decisi a tutto pur di raddrizzare torti e vendicare le ingiustizie rimaste impunite dalla legge, uccidendone i responsabili. I loro nemici si annidano ovunque. Anche, e soprattutto, nei palazzi del potere. Come il ministro degli Esteri britannico, sir Philip Ramon, che si batte per far approvare una legge liberticida. I Giusti hanno emesso per lui una sentenza di morte, e tocca al sovrintendente Falmouth il compito impossibile di salvarlo. Dal padre del romanzo poliziesco anglosassone, l’esordio della saga dei Giusti che al suo apparire, nel 1905, fece scalpore e scrisse le regole del genere.

Politica, società, forze dell’ordine e quattro uomini pronti a rimediare ai torti portati avanti da chi il potere lo detiene. Sono questi gli ingredienti principali de I Quattro Giusti di Edgar Wallace. Il lettore amante del giallo non potrà non apprezzare le varie sfumature di questo testo, colui che hanno fatto da apripista a quel genere poi approdato sul piccolo schermo. Allo scrittore britannico non servono preamboli o minuziose descrizioni per poter presentare al pubblico i protagonisti di questa vicenda. A parlare per loro sono i gesti, i modi di fare, il loro pensiero e l’attaccamento verso il ruolo ricoperto. Che si parli dei quattro o del “condannato” dagli stessi, chi legge si ritroverà catapultato all’interno di questo primo scampolo di ventesimo secolo. Ne respirerà l’atmosfera, ne vestirà i panni e deciderà, in definitiva, da che parte stare. La vicenda proposta da Wallace non necessariamente vede il quartetto, composto da Leon, Manfred, Thery e Poiccart, diventare i paladini del pubblico. Lo stesso lettore è invitato a ragionare sui fatti, sul punto proposto da Sir Philip Ramon, lo stesso che gli è valso la condanna a morte. Molto più di un giallo, I quattro giusti permette al lettore il libero arbitrio, diventando, a sua volta, parte integrante del contesto, come solo i grandi classici del genere riescono a fare.

Punteggio:

Armando

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