È l’allenamento probabilmente più soft di tutta la settimana. Quest’ultimo aspetto, naturalmente, non deve far cullare colui che si approccia a esso. Dopo due sedute affrontate in jump, dove i gruppi muscolari grandi di gambe e braccia sono stati i protagonisti, è il turno di quelli più piccoli. Personalmente ho preferito affrontare anche questa seduta in jump, avendo modo di tagliare così i tempi di allenamento e restando, anche in questo caso, nei sessanta minuti per poterla concludere al meglio. Naturalmente, bicipiti e tricipiti hanno lavorato insieme, alternandosi all’interno delle sequenze di esercizi scelti. Essendo anche loro muscoli antagonisti nessuno dei due gruppi viene intaccato dal lavoro dell’altro, avendo così la possibilità d’incrementare i carichi con tranquillità. Dedicando un giorno di allenamento espressamente a loro, è possibile spingere molto più e, probabilmente, molto meglio rispetto a quando gli stessi sono stati impegnati nella stessa seduta del loro antagonista o complementare grande. Capitolo a parte per i deltoidi, cosa dettata dalla scelta degli esercizi. Il primo dei due esercizi scelti (shoulder press con manubri) è stato associato a un richiamo, quello dei polpacci. Il secondo, in quanto più complesso e articolato, il cosiddetto six ways, è stato affiancato da un esercizio per l’addome. Così facendo ho svolto la mia seduta completamente in jump, alzando l’asticella della resistenza che dovrebbe migliorare anche questa condizione. Ho etichettato la seduta come soft semplicemente mettendola in relazione alle prime due, dove di soft non c’è praticamente nulla. Attenzione: se avete in mente di affrontare questo schema non prendete sottogamba questa giornata di allenamento. Continuate a mantenere l’attenzione alta, in modo da trarre il massimo dagli esercizi scelti per i gruppi messi sotto stress.
Armando