Il titolo di questo articolo parla chiaro: l’allenamento in jump set che vi ho proposto, Up & Down, non può essere eseguito per più di otto settimane consecutivamente. Naturalmente, questa considerazione è strettamente personale. È evidente che per le mie caratteristiche tale approccio allenante conclude la sua fase di benessere dopo due mesi dall’inizio dello stesso. Come ho sempre detto e ribadito all’interno di questa rubrica, lo stesso approccio può avere risposte molto diverse da persona a persona. Leggete, informatevi, tutto ciò arricchirà il vostro bagaglio culturale in merito a questo argomento ma se volete davvero un riscontro pratico non vi resta che provare sulla vostra pelle quella stessa impostazione. Personalmente, così come vi ho accennato nelle settimane passate, dopo una prima fase di studio (tre settimane circa), una seconda dove la gestione delle sedute è stata condotta al meglio (tra quarta e sesta settimana), dalla fine della sesta qualcosa ha iniziato drasticamente a cambiare. Il cambiamento non riguarda la risposta fisica allo stimolo proposto. È la testa a iniziare a mostrare il malcontento per una impostazione che, evidentemente, la sta stressando più del dovuto. Nonostante ciò, ho preferito non concludere di botto questo tipo di allenamento. Far rientrare immediatamente nella cosiddetta confort zone corpo e mente non è a mio parere un modus operandi atto a migliorare le performance in palestra. Ho preferito proseguire per ulteriori due settimane il lavoro in jump set nonostante molto scarico dal punto di vista mentale. Perché fare ciò? Per stimolare corpo e testa, soprattutto quest’ultima, costringendo tutto il sistema a trovare una soluzione diversa rispetto all’abbandonare di botto quella attività non più gradita. Nonostante siano state due settimane molto pesanti da portare avanti, vi garantisco che sono servite. La risposta fisica non è cambiata, anzi sembra essere migliorata in queste due ultime settimane di training condotte con questa impostazione. Il difficile è stato entrare in sala attrezzi per eseguire quella seduta cui il cervello non avrebbe voluto partecipare. Già nel corso del riscaldamento l’approccio è stato diverso. Il corpo ha risposto bene, supportato al meglio da quel cervello che, evidentemente, ha risposto allo stimolo al meglio nonostante tutto. Uscire dalla confort zone è difficile ma, credetemi, fondamentale se si vuole migliorare, e questo vale per tutti gli ambiti dove ci si ritrova in situazioni simili. Terminare queste due ultime settimane ho concluso, in maniera più che positiva, uno split da ripetere più avanti, magari a ridosso dell’estate.
Armando