Ettore Majorana

 

Quando si parla di misteri irrisolti, non si può non fare il nome di Ettore Majorana. Considerato dai suoi contemporanei come un vero e proprio genio, Majorana sembra aver pagato il suo intelletto superiore infliggendosi quell’auto emarginazione raccontata da coloro che hanno avuto l’occasione di conoscerlo. Lo schivo, introverso, fisico – matematico siciliano, è diventato un vero e proprio mito immortale, sin da quando, il 27 marzo del 1938, scompare senza lasciare alcuna traccia. Tante le teorie che in questi 82 anni si sono rincorse sul suo allontanamento, a quanto sembra dai fatti, volontario. Cosa può aver spinto una delle menti più brillanti del suo tempo a calare il sipario in modo così drastico? Majorana non è un uomo comune: oggi lo avremo chiamato ragazzo, vista la giovane età con cui è salito e, purtroppo, sceso da quel piedistallo, rifiutato categoricamente da chi notorietà non vuole. Il genio, si ritrovò, suo malgrado, a vivere un’epoca storica di grandi cambiamenti. L’ascesa del cinematografo e, di conseguenza, dei miti che quel nuovo mezzo d’intrattenimento stava iniziando a creare. L’ascesa politica di fascismo, del 1922, e del nazismo, nel 1933, con la creazione di quei divi politici che avrebbero traghettato l’Europa, e subito dopo il mondo intero, all’interno di un conflitto mondiale cruento e sanguinoso come mai in precedenza. Tutto ciò condito dall’ascesa di quella fisica, pronta, come mai prima di quel periodo, a diventare il fulcro di una vita umana che non sarebbe stata più la stessa. Fisica e matematica erano le ossessioni del giovane genio siculo, un uomo lontano dal pensiero dei tanti, costantemente con la testa altrove. Numeri; formule; equazioni e modelli matematici da studiare, creare, migliorare e su cui dibattere, erano diventati l’unica ragione di vita del giovane Ettore che, come contraddizione del genio, non volle mai, o lo fece raramente, pubblicare le sue ricerche. Eppure, Majorana è il padre di scoperte e teorie, rivelatesi poi comprovate, che lo avrebbero condotto senza alcun dubbio, e senza protesta alcuna, ai più alti titoli riservati a scienziati come lui. Avrebbe, di certo, vinto un premio Nobel; avrebbe ricevuto onorificenze in tutto il mondo; sarebbe stato lodato da chi, con lui, condivide gli studi e da chi di fisica e matematica, come il sottoscritto, non capisce un granché. La storia, però, ha preso tutt’altro percorso. Azzardo dicendo che Ettore Majorana non è altro che un Nikola Tesla, un genio forse fin troppo geniale, e allo stesso tempo fragile. Condannati a un pensiero troppo complesso, probabilmente, per potersi rendere conto in tempo dove il mondo stava andando. I due studiosi accomunati, certamente, da un carattere particolare e uno stile di vita non di certo aperto al socializzare. Uomini fatti di studio, ricerche e nulla più. Geni che non hanno ricevuto l’appoggio di una società o, probabilmente, non hanno accettato la sua mano tesa. Majorana è tutto e il contrario di tutto. Questo è il fascino che lo porta oggi qui, in questo XXI secolo, più vivo e moderno che mai. Cercherò, nel mio piccolo, nelle prossime settimane di farvi vivere questo grande personaggio, cercando di descrivere il suo identikit grazie alle testimonianze lasciate da amici, colleghi e familiari.

Armando

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