TV addio! Quarta puntata: Beppe Grillo

Personaggio divertente, grande comico e di certo scomodo all’interno del palinsesto RAI dell’epoca, mi riferisco agli anni 80’. Oggi è consuetudine canzonare la politica italiana e i suoi attori. All’epoca non era consigliato utilizzare questo atteggiamento. A cambiare nel corso dei decenni, infatti, non è stata solo la televisione ma anche, e lo abbiamo in parte visto, i costumi nazionali. Verso la politica c’era un timore quasi reverenziale al tempo, timore messo da parte proprio da Beppe Grillo. Quest’ultimo, come ben sappiamo, non le manda certo a dire a nessuno oggi come all’epoca. La satira politica è sempre stata alla base degli schet e degli spettacoli del comico genovese sin da suo debutto alla fine degli anni 70’. A scoprirlo, come spesso accadde in quel periodo e dopo, il nostro caro Pippo Baudo. Fu un incontro un po’ fortuito quello avvenuto tra i due. Baudo venne a sapere di questo monologhista molto bravo e andò a sincerarsi di persona del suo talento. Il grande Pippo rimase esterrefatto dalla sua bravura e da quello spirito d’improvvisazione. In un primo momento venne inserito in un quartetto formato da Beppe Grillo, Tullio Solenghi, Fioretta Mari e Jinny Steffan. Ben presto si capì che lo stesso Beppe non era fatto per i gruppi. Era un singolo e come tale riusciva a esprimersi al meglio. Da allora iniziò il suo percorso televisivo in RAI. A fare le spese delle sue battute figure politiche, attualità e tutto quello etichettato come cattiva politica. Tutto sembrava procedere al meglio fin a quando arrivò la battuta definitiva che sancì la fine del Beppe Grillo televisivo. Anno 1986, programma Fantastico 7, è questo il momento storico che vide il calcio nel sedere definitivo dalla RAI. In un suo monologo, in prima serata sulla prima rete nazionale (che vi propongo a fine articolo), Grillo sta facendo ironia su un viaggio in Cina da parte di una delegazione di socialisti. È qui arriva il terremoto:

«A un certo punto Martelli ha chiamato Craxi e ha detto: “Ma senti un po’, qua ce n’è un miliardo e son tutti socialisti?’. Craxi ha detto: ‘Sì perché?’. ‘Ma allora, se son tutti socialisti a chi rubano?’»

Una battuta questa che non andò giù ai politicanti dell’epoca chiamati in causa. La RAI fu costretta a prendere provvedimenti immediati su pressione degli stessi emarginando definitivamente Grillo per aver avuto l’ardire di dire semplicemente quello che pensava. È un caso che rimane a oggi eclatante sia per la televisione dell’epoca che per la stessa politica che sembra abbia visto il suo declino proprio da quel punto in poi.

Armando


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