Teoria sulla lettura quinta puntata: Migliorare la qualità di lettura non la quantità

Possiamo quasi definirlo il primo comandamento che il lettore dovrebbe seguire. Non importa quanto tempo si impiega nel terminare la lettura di un testo, quello che conta è riuscire ad afferrare il messaggio contenuto al suo interno. Leggere troppo velocemente un libro rischia di far perdere al lettore alcuni riferimenti, nozioni o “semplici” caratteristiche dei personaggi, e non solo di quelli principali. Questo passaggio è fondamentale per poter capire lo sviluppo della vicenda, permettendoci di conseguenza di cogliere quelle sfumature necessarie per la nostra maturazione. “Il nostro Don Abbondio, non nobile, non ricco, coraggioso ancor meno, s’era dunque accorto, prima quasi di toccar gli anni della discrezione, d’essere, in quella società, come un vaso di terra cotta, costretto a viaggiar in compagnia di molti vasi di ferro”. Mi permetto di scomodare il Manzoni che nella sua descrizione di Don Abbondio, presente nel suo romanzo più celebre, I promessi sposi, riesce a sintetizzare in poche righe l’universo più intimo di questo personaggio. Leggendo troppo frettolosamente, e magari anche grossolanamente un testo, c’è il pericolo di non coglie questo tipo di particolari. La conseguenza sarà quindi quella di non inquadrare bene il personaggio che rischia di rimanere un estraneo per tutto il tempo della lettura. Leggiamo con cura, se è il caso rileggiamo con maggior attenzione in modo da non farci sfuggire nulla. Cerchiamo, almeno quando leggiamo, di lasciar fuori la frenesia e la fretta del quotidiano. Seduti su quel divano siamo noi che dettiamo i tempi, siamo noi che abbiamo il potere di far continuare la narrazione, non priviamoci di questo privilegio. Questo miglioramento della qualità di lettura potrebbe tornarci utile anche nel quotidiano in quanto ci permetterà di cogliere sfumature nei discorsi, nei modi di fare, dei nostri interlocutori rimasti celati in precedenza. Qualcuno potrebbe obiettare su quest’ultimo punto quindi entro nel dettaglio in modo da rendere chiaro il nesso tra lettura attenta e attenzione al dialogo quotidiano. La frenesia dell’era moderna non sembra permetterci il lusso di star lì a capire il reale bisogno del poter parlare con un’altra persona. L’essere umano sembra quasi non accorgersi più del reale conforto che questo mezzo di scambio d’informazioni è in grado di dare. Sembra quasi che il nostro cervello sia (RI)programmato in modo da captare solo le informazioni utili per portare a termine un fine. Viene quindi a mancare quell’attenzione verso i reali bisogni di quel soggetto. Ho definito questo curioso fenomeno come “comando del discorso”. Fermiamoci un attimo a riflettere: possibile che tutte quelle parole che si intavolano in una conversazione siano servite a dare solo pochi input? L’essere umano ha bisogno di esprimere i propri pensieri, condividere non solo informazioni ma ha bisogno di ascolto, di farsi conoscere. Non vi sembra che queste ultime caratteristiche stiano andando scemando quasi fossero in via d’estinzione? Non vi sembra che questa società stia diventando via via che le nuove tecnologie prendono piede una sorta di società solitudine? Al giorno d’oggi abbiamo a nostra disposizione tanti modi per connetterci e interagire con migliaia di persone. Sfruttiamo questa possibilità rinchiusi tra quattro mura silenziose seduti davanti a una scatola luminosa, un paradosso di quest’era moderna. Non sottovalutiamo il potere di una lettura cosciente e attenta, potrebbe essere la cura della nostra società. Potrebbe essere lei a mostrarci l’importanza di condividere idee e pensieri faccia a faccia con un altro essere umano, il punto fondamentale della vita. Un altro punto importante che emerge da queste considerazioni su una lettura attenta è un cancro della nostra società: non siamo più in grado di capire, cogliere i reali bisogni delle persone che ci circondano. Fa parte del quotidiano, purtroppo, la cronaca che riporta casi di suicidi soprattutto tra i giovanissimi. Il mancato ascolto porta conseguenze disastrose e tragiche come queste. Fermiamoci a riflettere su questo nostro madornale errore, errore che alla lunga pagheremo, e lo stiamo già facendo, a caro prezzo. Rallentare le nostre vite frenetiche gioverebbe a tutti. Torneremo a interessarci dei reali bisogni delle persone piuttosto che ai soli impegni o agli oggetti inanimati, annullando quell’indifferenza che si è venuta a creare al giorno d’oggi. Si dovrà procedere per gradi ed è proprio partendo dalla lettura, quella attenta naturalmente, che la cura del nostro essere potrà iniziare. Non sottovalutiamo il suo potere, è il farmaco migliore a disposizione per la nostra anima.

Armando

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