Teoria sulla lettura quarta puntata: Quella non imposta fa la differenza

 

Eccoci arrivati al punto nevralgico della mia teoria sulla lettura. Voglio iniziare questo percorso dalla domanda cruciale: “ci stai dicendo che tutte le letture imposte non sono state idonee per permettere questo risveglio dell’inconscio di cui parli?”. Rispondo con la massima sincerità possibile: si lo penso!. Tutto quello che ci viene imposto, sia questa una lettura, un pensiero o un comportamento etichettato come corretto fa sì che in noi si venga a creare la condizione giusta per la maturazione della maschera sociale. Questo accade in quanto non ci viene data la possibilità né di scelta né di opinione in merito a queste imposizioni. Un’ulteriore domanda viene da porsi di conseguenza: “ma un libro, anche se scelto autonomamente, non contiene la visione del mondo di quel dato scrittore? Non può essere che si venga influenzati da questo?”. Obiezione questa assolutamente giusta ma c’è da tener conto del fenomeno che scatena tutta questa rivoluzione: è il libro che sceglie noi mai il contrario. Possiamo definire questo fenomeno come dimensione magica, una cosa che accade, un qualcosa che non riesco, che non riusciamo, a spiegare razionalmente. La lettura imposta viene vista, soprattutto in sede scolastica, come nient’altro che un obbligo a cui adempire. È d’obbligo mettere in relazione quest’ultimo pensiero con il sistema scolastico, luogo fonte di acculturazione e di maturazione del giovane. In questa sede non si vuole criticare la scelta di un programma da proporre agli studenti ma si invita a osservare il modo in cui questo viene fatto arrivare loro. Accontentarsi di sentirsi ripetere il nome di un personaggio storico, la data di un evento o farsi cantilenare una poesia imparata a memoria non lascerà niente di concreto nel bagaglio culturale dello studente. I docenti dovrebbero essere tenuti a spigare gli eventi in esame sotto un punto di vista oggettivo, spiegare causa ed effetto, profili dei personaggi e non far girare tutto solo e soltanto sulle date dei vari eventi. Lo studente deve essere messo in condizione di esprimere il suo punto di vista sulla vicenda. Certo è che non possiamo addossare tutte le colpe sugli insegnanti: “la storia è scritta dai vincitori” cit. anonimo, e lo stesso vale per i libri di scuola. Questo è il principale motivo del perché i libri scolastici raccontano sempre in maniera vaga i vari episodi e cercano di dare risalto a date, luoghi e “alcuni” personaggi omettendo i punti principali delle varie vicende. Consiglierei agli studenti di aumentare l’attenzione durante la spiegazione in classe, vi ritroverete così facendo a porvi spesso la stessa domanda: “perché è successo?”. Questo nostro ricercare risposte a questo quesito potrebbe trasformare quella lettura imposta in una fonte di curiosità, mostrandoci cose rimaste celate in precedenza e magari con occhi diversi quel dato evento. Se si riesce a trarre vantaggio da questa lettura imposta provate a immaginare cosa può accadere nel momento in cui si sceglie un testo autonomamente. Scelta questa che sembra preclusa non con la forza ma facendoci vedere la cultura o la lettura di svago come un qualcosa d’inutile dal nostro sistema societario che si serve di questo modo di fare per portare a termine l’obiettivo standardizzazione. Se poi a questo sistema d’istruzione aggiungiamo i poteri forti dei media e dei giornali che danno un apparente potere decisionale al popolo il quadro è completo. L’imporre una strada è un sistema da sempre usato da chi governa. Quindi apriamo i libri, spegniamo la tv, e iniziamo a lavorare su noi stessi. State sicuri che prima o poi riusciremo, grazie al loro potere, a cambiare questa società.

Armando

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