Stephen King – L’uomo in fuga

In una cinica America futuristica, Ben Richards decide di partecipare alle selezioni per l'”Uomo in fuga”, un sadico, seguitissimo show dove il protagonista, braccato dai ‘Cacciatori’ della Rete e da chiunque lo riconosca, intasca cento dollari per ogni ora di sopravvivenza e, se allo scadere dei trenta giorni concessi è ancora vivo, un miliardo di dollari. Ben, che ha disperatamente bisogno di soldi per curare la figlioletta malata, viene giudicato idoneo e per lui comincia un incubo che si dileguerà soltanto nel colpo di scena finale.

L’immaginazione di uno scrittore dedito al suo lavoro non conosce confini, neanche quelli dettate dal tempo. È così nasce L’uomo in fuga, racconto ambientato in un futuro, per il King scrivente, in cui poco o nulla è positivo. Testo del 1982 dove lo scrittore americano prova a immaginare cosa potrebbe accadere in quegli anni 2000 ancora lontani. L’ambientazione è surreale; i personaggi, compreso il protagonista, si battono contro un sistema ostile al cittadino di un pianeta tutt’altro che in salute. Tra un controllo serrato (grazie a un qualcosa simile a internet); inquinamento devastante (oggi al centro di tutti i discorsi, soprattutto causa del surriscaldamento globale); differenze abissali tra poveri e ricchi. Insomma, King disegna un quadro mondiale che, a conti fatti, non è molto distante da quello attuale. Tanti i contenuti, tutti interessanti e capaci da far riflettere, certo, ma quello letto in questo romanzo non è il solito zio Stephen che conosciamo. Personalmente, ho visto un po’ troppo l’influsso di Richard Bachman in questo romanzo. Per chi non conoscesse questo nome, altro non è che lo pseudonimo usato dallo scrittore americano per proporre alcuni dei suoi romanzi. Ho notato il suo tentativo di cambiare stile, in modo da sviare il lettore più attento, probabilmente dettato dalla ricerca di una libertà di opinione che, con il nome altisonante sopra, avrebbe vanificato il giudizio del lettore stesso. L’uomo in fuga non è, a mio avviso, il miglior lavoro di King. Sfuggente in alcune parti e privo di quella suspense a cui ci ha abituato. Temi proposti al meglio, non c’è che dire, forti e attuali al giorno d’oggi. Una lettura con varie sfaccettature, dove poter fare la conoscenza di Richard Bachman, accompagnato e seguito da lontano da suo illustre mentore.

Punteggio:

Armando

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