Stefano Santarsiere – La mappa della città morta

Il manoscritto di un esploratore del Settecento e un antico planetario: due oggetti che sembrano un regalo dall’oltretomba, ma che per il professor Laurenzi sono la prova che il figlio Angelo, archeologo scomparso fra le montagne del Mato Grosso, è ancora vivo. Convinto dal professore ad affrontare un’impresa ai limiti dell’impossibile, Charles Fort, direttore di un giornale online che indaga tutto ciò che è avvolto dal mistero, abbandona la sua casa bolognese e si mette in viaggio, con l’intenzione di svelare un enigma inseguito per secoli da avventurieri, studiosi e criminali: cosa ha provocato l’improvvisa glaciazione dell’Antartide e la scomparsa del popolo degli Oltolechi? Quali segreti sono custoditi nell’ultimo luogo in cui sarebbero vissuti, e le cui rovine si nasconderebbero nella giungla brasiliana? Per rispondere a queste domande, Fort dovrà superare l’inferno amazzonico e sfuggire a una potente compagnia mineraria, disposta a tutto pur di assicurarsi una conoscenza in grado di garantire un dominio incontrastato sul mondo…

Avete presente quei romanzi capaci di stimolare l’interesse per un argomento ancora ignoto ma che ben presto entrano nel nostro bagaglio culturale grazie a esso? Avete presente quello scritto capace di mixare storia, fantasia, thriller e action in modo così piacevole da far leggere un libro tutto d’un fiato? Beh Stefano Santarsiere, con La mappa della città morta, è stato capace di tutto questo. Un autore a me sconosciuto fino a poco tempo fa quando mi imbattei in modo fortuito nella trama di questo romanzo. Fui scettico in un primo momento, non posso nasconderlo, quindi la prima impressione è stata: trama interessante. Perché nessuno parla di questo romanzo? Colto dalla curiosità non potevo fare altro che acquistarlo e… Magnifico. 2 giorni e fine dei giochi. L’autore ci propone più di un interrogativo che riguarda non solo la nostra società attuale, dedita al dio denaro, pronta a tutto in nome di essa, ma apre a un quadro molto più ampio e affascinante. C’è mai stata una civiltà prima della nostra a popolare questa terra? Magari esseri umani che il cervello lo sapevano usare per davvero anche per scopi diversi da quelli belligeranti e pronti ad aiutare i posteri? Secondo Santarsiere si ma per questi dettagli vi rimando al romanzo. L’autore ha usato uno stile di scrittura pulito cosa che il lettore non può non apprezzare. I salti temporali, uniti a una immaginazione giustificata in parte da studi ben dettagliati sul tema, consentono alla suspense di venire fuori prepotentemente tra le pagine. Tutto ciò non può che coinvolgere il lettore in prima persona trasportandolo all’interno del romanzo stesso. Sarà in grado di fare amicizia, e odiando diciamolo pure, i personaggi che si presenteranno davanti ai suoi occhi. Un viaggio lungo secoli, addirittura prima della venuta ufficiale dell’essere umano così come lo conosciamo oggi. Una cavalcata che non può non aprire a domande e questioni che se fantasiose o irrisolte non cambia il succo di un testo ben scritto capace di far porre più di una domanda non solo sulla nostra società ma su una civiltà intera.

Punteggio:

Armando

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