Questione di tempi: Robin Williams – L’infanzia

Il personaggio che ho scelto di raccontarvi in questa terza e ultima parte del lungo discorso dedicato alla Questione di tempi è l’amato Robin William. Credo che tutti noi abbiamo provato per questo grande uomo di spettacolo un po’ di sano affetto. Nel corso della sua lunga carriera è stato capace di farci ridere, piangere e riflettere. Ma chi era davvero Robin Williams? Rispetto a Edgar Allan Poe e Charlie Chaplin, l’attore americano si distingue per aver vissuto, almeno sotto il punto di vista dei comfort, un’infanzia tranquilla. Nato nel 1951, figlio di Robert Fitzgerald Williams, grosso dirigente del colosso automobilistico Ford, negli anni del boom economico, e di Laurie McLaurin, di professione modella, forse la prima figura a mostrare al piccolo le luci della ribalta. Tutto sembra scorrere nel miglior modo possibile per Robin ma, come sappiamo, i soldi non fanno la felicità. Sembra una fase fatta, un qualcosa da rispolverare all’interno di quei discorsi conditi da pura retorica. Se avessimo l’opportunità di discutere su questo ultimo punto con il giovane Williams probabilmente ci racconterebbe una storia molto più articolata rispetto a quelle poche parole. La sua infanzia, a differenza di quella passata da Poe e Chaplin, trascorre con il frigorifero pieno, un letto caldo e nessun pensiero. Eppure, l’assenza dei genitori, perennemente fuori casa per poter rincorrere quella carriera tanto cara, crea lo stesso identico vuoto vissuto da suoi predecessori. Cresce con la baby sitter, una donna, a detta delle cronache, disponibile e che al bambino si era legata tanto, così come lui si era aggrappato a quella unica figura familiare sempre presente. Il distacco forzato dalla figura paterna e materna forgia indelebilmente quello che sarà l’uomo. Inizia sin da piccolo a nascondersi dietro facce buffe, battute esilaranti e movenze capaci di strappare una risata. Tutto ciò, a mio modo di vedere, per poter ricreare quella maschera sociale di cui in tante occasioni vi ho parlato. È un modo di fare inconscio, per nulla pianificato in quei primi anni di vita. Diventerà, da lì a breve, il suo marchio di fabbrica davanti a un pubblico pagante, una macchina da presa e in compagnia di amici e familiari. La comicità diventa la sua corazza, fatta di ferro duro, difficile da scalfire. Robin non sa che sarà proprio quest’ultima a sancire definitivamente un distacco tra personaggio e persona. Ma di questo vi parlerò dettagliatamente nel corso delle prossime settimane.        

Armando

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