Come Pirandello ci ha insegnato, parlandone ampiamente in alcune delle sue opere divenute ormai classici della letteratura mondiale, anche a Charlie Chaplin serviva una maschera per potersi mostrare/nascondere in società. Ricercare i motivi che hanno spinto il grande attore a optare per un volto in grado di essere riconosciuto ovunque, e in ogni epoca, non è cosa facile. Certamente, se guardiamo dal punto di vista artistico la questione, la nascita della figura del vagabondo, passato alla storia con il nome di Charlot, ha dato a Chaplin un risalto e una ribalta cinematografica senza precedenti. La leggenda vuole che persino il dittatore tedesco Adolf Hitler sia stato influenzato dai baffetti caratteristici del personaggio, tanto da adottarli e plasmarli sulla sua figura. È una leggenda e nulla più ma tanto basta per aprire le porte a un discorso, come detto poc’anzi, ampiamente sviluppato da quel genio di Luigi Pirandello. Il personaggio creato da Chaplin, a differenza dell’uso comune che si fa della maschera, non è stato sfruttato dall’attore inglese per potersi nascondere agli occhi del mondo ma, al contrario, è nata per poter essere tolta una volta finite le riprese. Come è consono al genio, in questo caso si va in controtendenza rispetto alle scelte fatte dalla massa. Alla luce di ciò non ho potuto fare altro che domandarmi:
Perché Chaplin ha scelto di mettere sotto i riflettori Charlot facendo passare sé stesso in secondo piano?
Dopo aver approfondito la vita privata e artistica di Charlie Chaplin, l’unica risposta adatta a far luce su questa situazione è stata la seguente: per nascondere sé stesso al mondo in modo da potersi divertire, continuando a fare spettacolo in tutta tranquillità, quella che, purtroppo, latitava all’interno della sua vita privata. È proprio questo quello che trapela nella vita di Charlie Chaplin. Come abbiamo visto all’interno degli articoli precedenti a lui dedicati, l’artista inglese sembra aver pagato l’assenza della famiglia, degli affetti più cari, a caro prezzo. La notorietà, il successo altro non sono che specchietti per le allodole. La ricerca di quella tranquillità familiare, così come lo è stato per Poe, anche se con mezzi e termini diversi, ricopre un ruolo fondamentale per tutta la sua esistenza. In una società come quella del primo novecento, dove negli Stati uniti d’America è forte l’avversione verso lo straniero, l’immigrato, la vita di Chaplin è stata messa sotto la lente d’ingrandimento dalle più alte cariche dello stato. Sarebbe bastato un passo falso a far concludere in maniera prematura la sua esperienza negli States…e cose da nascondere Chaplin ne aveva, ma di questo ne parleremo la settimana prossima.
Armando