Nucleare: il referendum fallito in Italia è stato un bene?

Probabilmente sono in pochi a sapere che, fino a non molti anni fa, l’energia nucleare era presente e attiva sul territorio italiano. Non uno bensì 4 reattori erano presenti e attivi contemporaneamente:

  • Borgo Sabotino (LT)
  • Sessa Aurunca (CE)
  • Trino (VC)
  • Caorso (PC)

I 4 reattori, sparsi come potere vedere da nord a sud della penisola, sono stati le principali fonti energetiche sin dai primi anni 60’ del XX secolo. Tra il 1982 e, soprattutto, il 1990, le centrali vennero definitivamente chiuse sia per raggiunti limiti d’età che, successivamente, per il forte allarme arrivato dall’Unione Sovietica dove Chernobyl, come ormai sappiamo, aveva seminato morte e paura dall’aprile del 1986. Tutti d’accordo sullo smantellamento del nucleare grazie a un referendum datato 1987 dove la maggioranza dei cittadini italiani ha deciso per l’abbandono di questa attività. All’epoca, stiamo parlando della fine degli anni 80’, la scelta sembra essere stata dettata, giustamente, da quell’allarme arrivato da così lontano anche se, c’è da dirlo questo, probabilmente non si sono valutati i pericoli reali derivanti da un uso scorretto del nucleare stesso. Nel 2005, 18 anni dopo quel referendum, si tornò a parlare nuovamente di nucleare in Italia. Chernobyl, certo, era ormai alle spalle ma limpido il suo ricordo. Si provò, nel 2011, a chiedere nuovamente agli italiani, tramite nuova interrogazione, la possibilità di ripristinarla. Vennero messi sul piatto pro e contro:

  • Possibilità di impiego per migliaia di persone
  • Una attenzione maggiore riservata a una energia che aveva dimostrato la sua forza distruttiva
  • Arricchimento del paese grazie a questo ritorno in produzione

Insomma, si provò a far valere le buone ragioni del suo ripristino ma, il popolo sovrano, decise che il suo tempo, quello delle centrali nucleari sul suolo Italiano, era ormai passato. Di conseguenza, l’idea venne bocciata con forza, con il referendum abrogativo che sancì, di fatto, la fine dei giochi per l’argomento. Buon senso dettato dalla paura o occasione persa? Naturalmente, non si può dare una risposta a questa domanda però, al contrario, dare un modo per riflettere su una questione così delicata è possibile. Le centrali nucleari più vicine alla nostra bella Italia si trovano in Francia, non una ma ben 19 attive con 58 reattori che vanno a pieno regime restituendo alla nazione il 72% dell’energia elettrica prodotta. A differenza di Chernobyl, che ha fatto sentire la sua forza distruttiva anche nell’Europa occidentale, cosa accadrebbe se uno di questi reattori dovesse creare problemi? Ne risentirebbe il nostro paese? Assolutamente sì e, aggiungo, con gravi conseguenze. Quindi, alla luce di tutto ciò, vi lascio con un quesito:

In che modo crediamo di aver preservato il nostro paese da una possibile catastrofe?

Armando

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