Newton Compton editori – I grandi romanzi gotici

Lugubri castelli infestati da spettri, sinistre apparizioni notturne, giovani eroine preda di indescrivibili orrori, tenebrosi e fatali persecutori, mostri, licantropi, vampiri… Il romanzo “gotico”, dal “Castle of Otranto” di Walpole (1764) al “Melmoth” di Maturin (1820) – per indicare due libri che, secondo una certa convenzione, segnerebbero gli estremi cronologici del fenomeno – è davvero soltanto questo cupo bric-à-brac di luoghi, personaggi e situazioni? O invece la narrativa gotica, con il suo “sublime del terrore”, in reazione al predominio della ragione e del common sense, nasconde angosce e inquietudini che oggi torniamo a sentire sorprendentemente vicine? Attraverso i capolavori dei maestri indiscussi del genere (Horace Walpole, M.G. Lewis, Ann Radcliffe, Mary Shelley, C.R. Maturin, John William Polidori) il lettore è chiamato a esplorare i labirintici sentieri della paura – elemento cardine della Gothic Fiction, e che, come notava D. Punter, “non è semplicemente un tema o un atteggiamento, ma ha anche delle conseguenze in termini di forma, stile e rapporti sociali dei testi” -, a godere, con un brivido di delizia, la caotica, trionfante irruzione del terrore sulla pagina scritta.

In questa mia recensione non vi parlo del suo contenuto, almeno non dettagliatamente. In questa bella raccolta sono stati inseriti alcuni di quei romanzi entrati di diritto nella leggenda di questo genere letterario. Il lettore che si avvicina a esso avrà solo l’imbarazzo della scelta, vivrà tra brividi e paure, le stesse provate da coloro che tali racconti li hanno vissuti al tempo in cui vennero scritti. Però… questa volta c’è un bel però. Il lettore che si avvicina a questa raccolta si ritroverà con tanta, ma tanta, scomodità! Infatti, questa collana denominata I Mammut Gold, prodotta dalla Newton Compton Editori, curata da Riccardo Reim, è così mastodontica da creare, inevitabilmente, problemi proprio nella sua gestione. Il cartaceo è praticamente impossibile da tenere in mano, leggerlo seduti comodamente sul divano è una vera impresa destinata a fallire. Si può ripiegare leggendolo ben aperto, così come avremmo letto in passato un tomo enciclopedico. Testo ottimo da tenere in libreria, fa la sua figura ma, a noi assidui lettori, ciò non basta. Consiglio l’acquisto del formato digitale, in modo da poter avere questa collana sempre con sé, con la praticità di una lettura confortevole. All’editore va un plauso per l’idea, far rivivere testi dimenticati o quasi, come nel caso de Il castello di Otranto, è un tributo alla letteratura tutta.  

Punteggio:

Armando

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.