Matthew Gregory Lewis – Il monaco

“Voglio la tua anima. Voglio che sia mia, mia per sempre!”

Ambrosio, monaco dell’ordine dei Cappuccini di Madrid, è conosciuto in città per la sua saggezza e la condotta virtuosa. Fino al giorno in cui scopre che il discepolo con cui ha un profondo legame è in realtà una fanciulla, Matilda. Caduto in tentazioni sempre più torbide, Ambrosio ricorrerà alla magia e al demonio nel tentativo di celare i propri crimini all’Inquisizione. Considerata uno dei capolavori di quella letteratura nera e sublime che canta il male solo per estenuare il lettore e fargli desiderare il bene per rimedio, l’opera di Lewis viene riscoperta dai surrealisti e Antonin Artaud, nel 1930, decide di farne rivivere la grandezza. La sua non è una traduzione o un adattamento ma, come dice Artaud stesso, “una specie di copia in francese del testo originale”. Egli usa il testo di Lewis come materiale grezzo, modellandolo in profondità per rendere il ritmo più incalzante, l’intreccio più intricato, come il dedalo di gallerie sotterranee teatro di alcune delle scene più cruente del romanzo.

Un testo forte come pochi altri, capace di mostrare la religione sotto una luce nuova, del tutto diversa rispetto ai canoni contestualmente accettati. L’autore britannico ha avuto il coraggio, nel lontano 1796, anno della prima pubblicazione de Il monaco, di mostrare un lato ecclesiastico nascosto, come a voler ribadire l’impossibilità per l’essere umano di essere Santo, una creatura vicina al modus operandi di quel dio tanto acclamato, lodato e glorificato dalle sole parole e da nient’altro. Il testo di Lewis sembra essere in tutto e per tutto un attacco al mondo religioso, reo di mostrarsi per quello che non si è, lontano dal cittadino medio, portatore di consiglio, buoni propositi e moralità al di sopra di chiunque altro. Nel periodo in cui lo scrittore da alle stampe questo testo, l’Inquisizione spagnola non è molto distante. Per quanto, nel caso in esame, tale organo di controllo, se così lo possiamo definire, abbia una valenza, i modi descritti sono tutt’altro che in linea con la misericordia tanto decantata. Tra uomini e donne di chiesa, che nascondono scheletri nell’armadio tutt’altro che innocui alla vista dell’uomo medio e di quella di un essere superiore, si materializza l’impotenza del credente davanti allo strapotere della tonaca. L’impatto del maligno nella vicenda sembra arrivare provvidenziale, non tanto per la storia in sé ma, a parere di chi scrive, per le conclusioni tracciate dallo stesso autore in un punto ben preciso del testo. Lewis, probabilmente, si accorge di essersi spinto ben oltre un classico testo gotico, arrivando a mostrare un quadro della situazione capace di creare un vero e proprio terremoto tra i fedeli, e non solo. Il cambio di rotta ha alleggerito, a quanto sembra, il peso della vicenda in favore di quegli stessi uomini e donne di dio, costretti, loro malgrado, a commettere atti non in linea con la buona condotta tracciata dal credo tanto professato.

Punteggio:

Armando

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