Luigi Pirandello – Quaderni di Serafino Gubbio operatore

Giunto a Roma in cerca di impiego, per una serie di coincidenze Serafino Gubbio trova lavoro come operatore per la casa cinematografica Kosmograph. Il suo nuovo ruolo disumanizzato di “mano che gira la manovella” gli permetterà di guardare il mondo da osservatore esterno e di cogliere le meschinità, le contraddizioni e la pochezza dei sentimenti e delle ambizioni che muovono attori, impresari e collaboratori che gravitano intorno al mondo del cinema, come la [emme fatale Varia Nestoroff, il frivolo Aldo Nuti o il tragicomico dottor Cavalena. Eccelso uomo di teatro, Pirandello ebbe un rapporto di attrazione e odio con la cinematografia, arte simbolo della civiltà delle macchine, cui non risparmiò critiche feroci ma di cui seppe anche anticipare e teorizzare sviluppi futuri, per cui gli saranno debitori registi come Fellini, Antonioni, Bergman e tanti altri. Un rapporto complesso e ambivalente, indagato acutamente nel saggio introduttivo di Stefano Milioto

Che Pirandello fosse uno che ci vedeva lungo, soprattutto in tempi non sospetti, questo lo si sapeva già. Avevo sentito parlare di questo romanzo, ripromettendomi di leggerlo quanto prima, ed eccoci qua! Quaderni di Serafino Gubbio Operatore è un testo che porta con sé gran parte della filosofia dello scrittore siciliano. La sua impostazione narrativa non è, per come siamo abituati in questo XXI secolo, di facile lettura. Sarà, probabilmente, per quell’italiano diverso, per quanto riguarda la struttura. Forse per la costruzione, non di certo comune al romanzo inteso nella sua forma più classica. Ciò potrebbe portare il lettore a un abbandono prematuro ma, per favore, non fatelo. Cercate di entrare in simbiosi con il racconto che Pirandello ci sta regalando. A differenza di eroi, Re, principi e individui straordinari, in questo romanzo è la semplicità a farla da padrone. È facile, facilissimo identificarsi con Serafino, l’operatore mite che gira una manovella, in concomitanza con quel progresso industriale e tecnologico che inizia, come il nostro protagonista, a usare un meccanismo simile, innescando la scintilla di quella progressione che, adesso, ci permette di leggere queste parole su un dispositivo digitale. Il meccanismo descritto da Pirandello sembra voler porre al lettore una domanda cruciale: Cosa ne sarà della nostra parola, dei nostri pensieri una volta che tutto sarà automatizzato? Quaderni di Serafino Gubbio operatore ci accompagna in un viaggio all’interno delle speranze e delle paure di un “semplice” lavoratore, gettando uno sguardo, certamente di diffida, verso un mezzo, il cinema nascente, capace, secondo il racconto di Pirandello, di creare freddezza in un essere umano che rischia, come se non bastasse, di cadere in un’ipocrisia senza uguali.

Punteggio:

Armando

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