Le TV a pagamento

Questo articolo propone un ipotesi. Non ho alcuna informazione ufficiale in merito a quanto dico. Voglio porre alla vostra attenzione una tesi che, veritiera o meno, vuole aprire una porta per quanto riguarda il tema affrontato la settimana scorsa, la violenza nello sport. Che la violenza, come detto, venga usata come valvola di sfogo dai frequentatori di stadi e palazzetti credo sia un dato di fatto. Poniamoci però un quesito: questa violenza preclude, a quanto sembra, l’ingresso in queste strutture a tutti coloro che non vogliono rischiare di ritrovarsi coinvolti in risse tra tifosi. Soggetti questi che non volendo negarsi il piacere della visione del loro sport preferito preferiscono guardarlo in poltrona, a casa loro, evitando qualsiasi pericolo. Ciò fa sì che le televisioni private si ritrovino ad avere un numero maggiore di spettatori. Alla luce di ciò, è possibile vedere le stesse televisioni private incentivare la violenza negli stadi? Potrebbero veicolare queste situazioni spiacevoli che portano loro maggiori introiti economici? Gli interessi economici, in questo caso, sono molto sostanziosi. Interessi che vedono un guadagno non solo per le stesse TV private ma anche per i club che vendono i loro diritti a una data piattaforma. Qui il quadro diventa ancora più scioccante. Se la situazione fosse davvero questa vedremo coinvolti in questo “magheggio” non solo le televisioni ma gli stessi club. Alla luce di queste supposizioni, qual è il vero ruolo del tifoso? Come si è evoluta la sua figura se gli viene preclusa la possibilità di assistere sul campo a un dato spettacolo? Possibile che quello che dovrebbe essere il fruitore di questo prodotto rinominato sport non abbia voce in capitolo? È un po’ quello che ho illustrato sul tema da me affrontato nelle settimane passate riguardante il calcio scommesse. Il tifoso risulta essere ai margini, buono solo a seguire le linee guida dettate da società, televisioni e, perché no, dalla politica. Gira e rigira il discorso cade sempre li. Tenendo buono il tifoso con lo sport ci si assicura un numero sostanzioso d’individui assuefatti da un attività che in apparenza gli dà un potere decisionale ma che in pratica non esiste. Viene invitato a non andare alla stadio e a sottoscrivere un abbonamento televisivo. Viene invitato a scommettere promettendo introiti economici che lui non vedrà mai. Ultimo, ma non ultimo, viene, con la distrazione che lo sport porta da lunedì a domenica, tenuto lontano dai veri problemi del paese. Alla luce di ciò, mi chiedo e vi chiedo, tutto questo attaccamento, da parte dei tifosi, è una attività costruttiva e salutare?

Armando

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