Le due facce della solitudine – La solitudine dei numeri primi

Per presentare al meglio questo articolo si è scelto di prendere in prestito il titolo di un bel romanzo scritto da Paolo Giordano. Così come avviene in matematica, i protagonisti che incontreremo all’interno delle settimane che seguiranno hanno avuto la stessa sfortuna di quei caratteri numerici soggetti, come racconta il romanzo stesso, a una solitudine del tutto unica nel suo genere.

I personaggi che incontreremo hanno una caratteristica molto particolare: come per la loro controparte numerica, sono divisibili solo per sé stessi o per zero.

In altre parole, vengono negate loro le relazioni interpersonali, costringendo i nostri protagonisti a un dialogo univoco con sé stessi o, come vedremo, con il nulla.

Se analizzate sotto questo aspetto, ciò sembra essere accaduto a due super star americane, schiacciate da una unicità fatta, all’apparenza, di tanto oro, tanta acclamazione e tanto, probabilmente troppo, affetto riservato al solo personaggio dalle stesse interpretato all’interno di un cammino di vita forse troppo breve.

Per quanto riguarda il terzo personaggio, che in questa sede proporremo, il discorso è ben diverso.

Risulta decisamente più articolata, difficile da comprendere in tutti i suoi aspetti da tutti noi, figli di un’epoca bel lontana da quella vissuta sulla sua pelle, la sfortunata vicenda che lo vede, suo malgrado, come protagonista.

I nostri tre protagonisti, sebbene divisi dalle vicende della vita, si ritrovano a vivere una esistenza fatta di poche luci e troppe ombre. Sono degli esseri incompresi da una società d’appartenenza che come un vampiro ha succhiato via la loro linfa vitale fino a prosciugarla completamente.

La solitudine prende, in casi limite come questi, una sfumatura ben diversa rispetto alle facce sin qui proposte al lettore. Sono casi certamente limite ma, con una popolazione mondiale costantemente in crescita, anche questo limite è destinato, se non ad annullarsi, certamente a diventare più comune di quanto lo sia stato in passato.

Conoscere queste storie, messe in relazione con la protagonista di questo lavoro, potrebbe, si spera, aiutare tutti quei nuovi numeri primi che si presenteranno in futuro, non più impreparati a un cammino probabilmente troppo tortuoso per qualunque animo umano.

Prima di raccontare le vicende di vita che hanno condotto i nostri protagonisti su un sentiero troppo dissestato, dove la realtà era diventata un miraggio, proveremo, la settimana prossima, a dare una definizione a questo nuova, e tanto temuta, sfumatura riservata a quello stato d’animo chiamato solitudine.

Armando

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