Jasper Kent – I dodici

Sono dodici. Hanno gli stessi nomi degli apostoli. Vengono da una terra selvaggia, la Valacchia, ai confini dell’Europa cristiana. Sono mercenari, si fanno chiamare Oprièniki, come la guardia personale di Ivan il Terribile, combattono solo di notte, e la loro ferocia senza limiti gela il sangue ai nemici e agli alleati. Ma il capitano Aleksej Ivanoviè Danilov e i suoi commilitoni non hanno alternative: e l’autunno del 1812, la Grande Armée ha invaso la Russia, e ogni mezzo e lecito pur di rallentare l’avanzata di Napoleone verso Mosca. Quando osserva gli Oprièniki all’opera contro i francesi, Aleksej ripensa alle creature leggendarie che hanno terrorizzato generazioni di bambini russi: i vurdalak che torturano le loro vittime prima di dissanguarle. Forse non si trattava di leggende. E forse i nemici più pericolosi da affrontare non sono di questo mondo

Di solito amo i libri ambientati in un’epoca passata. A maggior ragione se i protagonisti sono creature che da sempre amo, inseriti in quel contesto nord orientale, tra la Valacchia e Russia, dove non possono non trovare il loro terreno fertile, quella casa che li ha consacrati in passato. Nonostante ciò, I dodici di Jasper Kent non mi ha affatto entusiasmato, anzi. Bella la costruzione di alcuni personaggi ma all’inizio di questo viaggio il lettore può pensare di trovarsi davanti il libro sbagliato. Non posso omettere di aver letto e riletto più volte la trama del romanzo, pensando di trovarmi io in torto. Purtroppo non è stato così. Un’impostazione troppo lenta e macchinosa quella dello scrittore inglese, condita da troppi episodi forse fuori contesto. Si può spezzare una lancia a suo favore nel vedere il romanzo stesso inserito in un contesto storico reale dove a prendere parte alle danze sono personaggi, divenuti ormai leggendari come Napoleone Bonaparte, chiave per la storia dell’umanità. Il lento incedere della narrazione continua con episodi di vita dei soldati russi pronti allo scontro contro quella Francia padrona già di mezza Europa. A intrecciarsi con ciò, racconti popolari in arrivo dalla Valacchia che non fanno altro che allungare il brodo posticipando quell’azione che il lettore tanto aspetta. Non è una bocciatura completa. Certo, la stesura si poteva, e doveva, portare avanti in maniera diversa da questa. Ottimi personaggi stroncati da un lento incedere che porta il lettore se non ad abbandonare la lettura ma di certo a guardare la storia da troppo lontano.

Punteggio:

Armando

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