J. M. Barrie – Le avventure di Peter Pan

Nel momento in cui dubiti di poter volare, perdi per sempre la facoltà di farlo”. È questa la ragione che spiega il mistero, semplice eppure profondo, del fascino di Peter Pan. La magia dei personaggi e delle atmosfere deriva da un’incrollabile fiducia nella forza dei sogni: con la sua freschezza e vitalità, questo strano ragazzo vola, insieme con i lettori, “dritto fino al mattino”. Nel primo racconto, “Peter Pan nei giardini di Kensington”, Peter è un bambino fuggito dalla culla che vive nel grande parco, tra saggi pennuti, fate e creature di sogno. In “Peter e Wendy” ha invece già raggiunto la famosa “Isolachenoncè”, e affronta bizzarre avventure in quella terra fantastica, popolata da pirati, sirene, pellerossa e da un feroce coccodrillo divoratore di uomini e sveglie…

Anche questo romanzo, purtroppo, viene considerato una lettura adatta ai più piccoli. In questo caso, almeno vale per i nostri tempi, l’errore credo sia dovuto al film d’animazione della Disney datato 1953. Questo infatti vede il protagonista Peter Pan come un burlone amico di tutti e pronto a battersi nel perseguimento della giustizia. Per chi si accingesse a leggere questo libro per la prima volta sarà costretto a passare momenti di shock causati proprio dal Peter Pan protagonista che l’autore presenta al pubblico. Schivo, calcolatore, egoista, invidioso e a tratti anche cattivo e possessivo, è questo il Peter Pan che ci si troverà davanti. Viste le caratteristiche appena descritte siamo ancora sicuri di voler definire questo romanzo come lettura per bambini? Alla luce di tutto ciò è bene considerare tale romanzo come “favola per adulti”. I temi sono molto forti. Barrie è stato uno scrittore fenomenale nel voler mostrare delle sfaccettature dell’infanzia che tutti, o almeno gran parte di noi, vorrebbe negare persino a se stesso. Mondo fantastico e quello reale si mischiano in un turbinio di dialoghi e aforismi che hanno a che fare con la psiche infantile e quella adulta. Le paure del confronto, dello scontro di opinioni aleggia per tutto il romanzo arrivando a suo culmine con il tema della morte che lo stesso Peter liquida con una frase semplice e diretta tanto quanto enigmatica. Una terra l’Isola che non c’è che risulta quindi essere, o almeno sembra, il nostro mondo interiore cui l’autore da volto con personaggi creati ad hoc. Personaggi come il capitano Giacomo uncino e i suoi pirati, le sirene, la tribù dei pellerossa, la dispettosa trilli e naturalmente i bambini sperduti. Romanzo che andrebbe letto almeno 2 volte: durante l’infanzia/adolescenza in modo da poter apprezzare la storia in se e incuneare il primo dubbio sulla lettura. Una seconda in età matura dove tutta la forza dei riferimenti nascosti, poi non così tanto, faranno riflettere a 360° il lettore sulla sua vita e sul mondo che lo circonda.

Punteggio:

Armando

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