Isaac Asimov – L’uomo bicentenario

Il racconto narra la lunga evoluzione intellettuale e strutturale di un robot positronico, testimone per duecento anni dell’evoluzione umana. La storia si inizia a svolgere a circa 100 anni dalla morte di Susan Calvin, che al tempo del racconto, è diventata una specie di santo patrono protettore dei robot.

Che meravigliosa favola è L’uomo bicentenario! Un racconto forse fin troppo breve ma, allo stesso tempo, capace di lasciare nel lettore le più svariate sensazioni. Probabilmente Asimov non ha puntato molto su questa stesura. Il testo corre come un cavallo imbizzarrito, trascinando letteralmente chi legge in un turbinio di episodi dove, purtroppo, non ha la possibilità di soffermarsi. Non si può fare altro che affezionarsi al buon Andrew Martin, un essere così speciale, fatto di ferro e bulloni, che ognuno di noi, piccoli e grandi, avrebbe voluto come migliore amico. Se l’autore ci avesse puntato un po’ di più, trasformando questo breve testo in un vero e proprio romanzo, oggi parlerei di un capolavoro del genere, un classico di quella fantascienza tanto amata dall’autore russo. Purtroppo, L’uomo bicentenario nato su carta è una vittoria a metà, mutilata dal suo stesso creatore incapace, e mi prendo tutta la responsabilità di questo duro passaggio, di vedere il reale potenziale della sua creatura. Per fortuna, in un caso più unico che raro, il cinema ha sfornato una pellicola datata 1999 ispirata proprio dal testo si Asimov, capace di mettere sugli allori quei personaggi a cui, con Andrew a fare da capofila, non si può fare altro che voler bene. Una volta tanto l’arte visiva ha battuto quella sua carta.

Punteggio:

Armando

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