Il Genere Giallo: tra fantasia e realtà

Da lettore che non predilige il romanzo giallo, mi sono imbattuto piuttosto fortuitamente in esso. Non che questo sia meno interessante e avaro di spunti, la mia scelta è stata dettata semplicemente dal piacere che thriller e horror, soprattutto, conferiscono ai miei momenti di lettura. Qualche tempo fa ho deciso di colmare questa lacuna letteraria addentrandomi in questi intrighi di casi da risolvere. Ad aprire la strada è stato un romanzo di Agatha Christie, che tra le altre cose ho da poco recensito. Con C’è un cadavere in biblioteca ho avuto l’opportunità di osservare, molto da vicino, quella che probabilmente possiamo considerare la morale del genere. Infatti, con piacevole sorpresa, non ho potuto far altro che constatare come casi come questi possano portare alla luce il nostro vero IO. Mi spiego meglio: nel corso delle indagini, colpevoli e presunti tali si ritrovano insieme a dover motivare i loro spostamenti, comportamenti e rapporti con il malcapitato/a protagonista silenzioso del caso in esame. Oltre a venire a capo della situazione, con un finale spesso inaspettato, non solo il colpevole risulta essere un individuo diverso da quello sempre visto vagare all’interno della nostra società. Spesso di alto rango; con una educazione e cultura fuori dalla norma, quello del colpevole risulta essere l’identikit di un qualcuno che neanche i suoi più cari affetti riescono a riconoscere. Nel giallo, infatti, quella maschera di cui Pirandello tanto parla sembra scomparire dinnanzi alle accuse mosse. Non è solo il colpevole a mostrare il suo vero essere ma, a fargli compagnia, tutti i soggetti sotto la lente d’ingrandimento della giustizia. Non è difficile accorgersi di come individui tutto d’un pezzo all’apparenza arrivino a mostrare un lato di sé molto diverso da quello quotidianamente proposto. Come se un’accusa, anche se del tutto infondata, di questo tipo possa far venire a galla quel lato più intimo, fragile e del tutto impotente davanti a un qualcosa, la morte, che va ben oltre la percezione della natura umana. La morte, infatti, sembra aggredire il soggetto accusato, in questo caso di omicidio, facendolo reagire in maniera del tutto scomposta. Questo comportamento, al contrario, non accade, almeno non subito, al colpevole. Lo vediamo spesso rimanere freddo, distaccato dalla vicenda, rilasciando dichiarazioni che tutto possono far gridare meno che all’assassino. È una ennesima controprova, a mio avviso, di quello che oggi sto provando a condividere con voi. Più di qualsiasi altro genere letterario, il romanzo giallo è capace, tramite la penna dell’autore, di mostrare le varie facce di quella stessa medaglia da cui l’essere umano è composto. Non uno, bensì più personalità nascoste all’interno dello stesso soggetto coinvolto. Basta, in questo caso, un nuovo fattore esterno per far emergere un’essenza del tutto diversa da quella proposta alla società. Insomma, sembrano volerci dire gli addetti ai lavori: Davanti a situazioni simili, a reagire è la parte più intima e nascosta. Tutto il resto, sembrano concludere, non è altro che una mera finzione atta a vivere un’esistenza nell’anonimato.

Armando

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