Howard Phillips Lovecraft, tra fantascienza e dark fantasy

Qualche settimana ho parlato di Edgar Allan Poe e del suo difficile rapporto con la società che aveva intorno. Anche Howard Phillips Lovecraft sembrava in tutto per tutto in pesce fuor d’acqua in quegli anni che andavano dalla fine del XIX secolo e quel 900’ portatore d’innovazioni e tanti, tanti disastri. Il XX secolo sembra ripercorrere fedelmente il cammino di questo autore che ha lasciato ai posteri, come Poe del resto, non solo storie, racconti e romanzi dove il terrore regna sovrano ma, e probabilmente soprattutto, tanti spunti per reinventare il futuro. Tra l’ormai leggendaria semi divinità Cthulhu e quel libro maledetto, entrato di diritto nell’immaginario collettivo come emblema e riferimento per tutti gli addetti ai lavori e appassionati del genere, il Necronomicon, Lovecraft è un punto fermo per quanto riguarda il dark fantasy. Eppure non sempre è stato così. Criticato aspramente per i suoi lavori, “colpa” anche del suo ateismo che sembrava agli inizi del secolo scorso trovare terreno fertile nelle nuove scoperte scientifiche, lo scrittore statunitense ha vissuto un periodo di emarginazione ricercata anche dallo stesso Lovecraft. Non era una novità sentirlo parlare amaramente della società che lo circondava. Sentirsi un qualcosa di estraneo all’interno di un acquario cui si è costretti a nuotare porta l’essere umano stesso a quella depressione che in molti casi, e l’attualità parla chiaro, sfocia in una fine tragica per chi vive questo malessere. Trovare, come il caso in esame, una passione, in questo caso la scrittura, capace di far vivere l’essere umano bene questa situazione, è un toccasana anche se inevitabilmente tutto ciò porta all’emarginazione dalla società stessa. Vi domando: siamo davvero sicuri che il problema sia l’emarginazione dalla società oppure il distacco è la reale cura? Personalmente preferisco la seconda possibilità piuttosto che dover interagire con individui con cui non si ha niente in comune e con cui non si vuole avere niente a che fare. Della alla Lovecraft:

«Sono talmente stanco dell’umanità e del mondo che nulla suscita la mia attenzione se non comporta almeno due omicidi a pagina, o se non tratta di innominabili orrori provenienti da altri spazi.» H.P. Lovecraft

In queste poche righe è riassunto il pensiero lovecraftiano per quanto riguarda la società. Il riferimento al trovare conforto nella scrittura, e nella lettura, è quanto mai chiaro. È un insegnamento di vita, per quanto mi riguarda, molto importante. Lo scrittore sembra volerci dire in altre parole:

<< Vivi come ti pare senza curarti del parere altrui. Fa quello che ti piace ed evita inutili confronti con chiunque non abbia altro da fare che star a puntualizzare su argomenti che non conosce>>.

Armando

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