Horace Walpole – Il castello di Otranto

Il castello di Otranto, scritto in poco più di un mese, venne pubblicato nel 1764 sotto lo pseudonimo di William Marshal. Walpole infatti, per timore che non fosse ben accolto dal pubblico, lo fece inizialmente passare per la traduzione di un manoscritto cinquecentesco italiano. Può essere considerato a tutti gli effetti il primo romanzo gotico e un vero e proprio manifesto preromantico caratterizzato da castelli gotici, labirinti sotterranei, spettri, profezie che fanno da sfondo a intrighi, assassinii e amori illeciti e incestuosi.

È uno di quei lavori che avrei voluto leggere senza essere distratto dalla letteratura moderna. È una considerazione che si fa, purtroppo, quando il romanzo in questione, come nel mio caso, non riesce a suscitare tutte le emozioni proprie del genere. La critica non è riservata al romanzo in questione, naturalmente. A essere in “difetto”, se così possiamo dire, siamo noi cittadini di questo ventunesimo secolo. Abbiamo visto e letto di tutto, troppo per poter apprezzare appieno un testo del genere. Non è solo il terrore a condire le pagine de Il castello di Otranto. Riflessioni profonde sul concetto di famiglia; sul padre padrone, presente ieri come oggi; sul ruolo che la chiesa aveva nella vita dell’uomo di metà settecento e sull’uso di una forma di paura sublime, non troppo macabra ma, allo stesso tempo, in grado di rendere bene l’atmosfera che si vive all’interno di queste pagine. Sono questi i punti racchiusi in un racconto ben scritto, in grado di moralizzare il lettore che vi si avvicina, invitandolo a entrare in quel castello fatto certamente di strane presenze ma soprattutto di vita. Purtroppo, come già accennato, tutto ciò viene vissuto con un distacco che non permette di vivere a trecentosessanta gradi i passi dei protagonisti. Si riesce a cogliere tutte le sfumature riguardanti le morali che l’autore ha voluto conferire al suo lavoro senza, però, vivere quelle sensazioni d’inquietudine che un lettore dei tempi passati ha provato sulla sua pelle. Il gotico vive all’interno della nostra epoca solo a metà.

Punteggio:

Armando

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