Guillermo Del Toro e Daniel Kraus – La forma dell’acqua

Baltimora, 1962. Dopo aver perso l’uso della voce a causa di un incidente, la giovane Elisa conduce una vita spenta, senza ambizioni. Ma un giorno, all’interno del laboratorio in cui lavora come donna delle pulizie, entra per sbaglio in una stanza e fa una scoperta straordinaria: in una vasca piena d’acqua c’è una strana creatura. È sicuramente prigioniera e con ogni probabilità è lì perché oggetto di un esperimento. Ma cos’è? Anzi: chi è? All’insaputa di tutti, Elisa entra in contatto con quella creatura e tra i due si crea un legame sempre più forte. Un legame incomprensibile al mondo, che vede in lei una donna insignificante e nella creatura soltanto un mostro da studiare. Un legame che però ha i tratti e la forza del vero amore…

Meraviglioso! Del Toro e Kraus si sono davvero superati. La forma dell’acqua merita tutti gli elogi ricevuti sin dall’uscita di questo romanzo, nel 2018, culminato con il film da esso tratto, diretto dallo stesso Del Toro. I temi trattasi sono molteplici: dalle differenze sociali e razziali, fino ad arrivare a quelle più marcate, ma probabilmente troppe volte taciute, riguardanti le mansioni lavorative ricoperte. Il rango sociale sembra venire fuori prepotentemente nel contesto in cui questo magnifico romanzo è ambientato. La parte fantasy, se così la si può definire, altro non è che una costola dei comportamenti umani, non di certo i migliori nella maggior parte dei casi. Persino lui, il Devoniano, il Deus Brânquia, la creatura mitica per eccellenza, vicina più a un essere ultraterreno, è messo in stato d’assedio dalla cecità dell’essere umano, convinto fin nel midollo di rappresentare l’unico vero dio in terra. I personaggi principali che prendono parte a questo valzer tragico – romantico sono presentati in maniera sublime. Ognuno di loro mostra sia la maschera, presentata in società, che il suo vero IO, a volte colto da quella paura di essere, ed essere considerato, nient’altro che una nullità. C’è la storia dell’uomo in questo bel volume. Ci sono i sentimenti più intimi e puri, quelli che probabilmente abbiamo dimenticato in concomitanza con quella evoluzione umana, la stessa capace di trasformarci forse troppo in meri calcolatori e nulla di più. La forma dell’acqua si legge tutto d’un fiato, non c’è possibilità di fare diversamente. Il lettore si ritrova catapultato in una situazione che avrebbe potuto vivere lui stesso come protagonista. Ciò dimostra quanto siamo cambiati, noi esseri umani nel tempo: vorremmo vivere vite diverse, comportarci in modo diverso ma la società purtroppo, con i suoi diktat, leggi e comandamenti, sembra invitarci al silenzio, lo stesso in cui cadiamo, piacevolmente, nel momento in cui ci imbattiamo in letture simili.  

Punteggio:

Armando

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