Gli sport considerati violenti

È costume italiano considerare tutti gli sport da combattimento come violenti. È un’etichetta che, in tutta sincerità, sta stretta a queste attività sportive che hanno come unico scopo quello ricreativo. C’è da fare una premessa necessaria: tutti gli sport che hanno come base il contatto fisico possono essere erroneamente associati alla violenza, calcio compreso. Quindi se non volete rischiare di assistere a un possibile contatto dovreste spostare il vostro interesse su attività diverse da queste. Tipo il tennis, ping pong o la pallavolo tanto per fare alcuni esempi. La nostra società, o perlomeno una parte di essa, considera gli sport violenti per antonomasia tutte quelle attività sportive legate al mondo delle arti marziali, della boxe o a una fusione delle due. Certo non sono sport da signorine questi (Ronda Rousey credo non sia d’accordo con me) ma attirano spettatori e aspiranti praticanti in tutto il mondo. L’approccio a questo tipo di pratica sportiva non è come si può immaginare. Il maestro, quello vero, insegna ai giovani prima di tutto il rispetto verso la disciplina, l’avversario e i compagni di allenamento. È questo il tassello fondamentale di queste attività. Ancora più importante, lo stesso deve inculcare un messaggio fondamentale: le arti marziali si usano solo sul ring o durante le sedute di allenamento. È una condizione imprescindibile quest’ultima, senza se e senza ma. Naturalmente sono sport che formano una buona base di difesa personale, di questi tempi fondamentale visto l’andazzo della nostra società. Avere le armi per potersi difendere in caso di pericolo non farà di certo male all’allievo. In conclusione, dovremmo imparare a valutare questi sport con un pizzico di cervello in più piuttosto che demonizzare quello che semplicemente non si conosce.

Armando

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