Giulio Verne – Dalla terra alla luna

Verne scrive Dalla terra alla luna in un clima di grande eccitazione per i progressi scientifici e tecnologici: la scienza si sostituisce alla magia come mezzo per far viaggiare fantasticamente gli eroi dei racconti. I cavalli alati dei cavalieri ariosteschi vengono sostituiti, come già avveniva nei racconti del barone di Münchhausen, dai proiettili dei cannoni. Sono i membri del Club del Cannone, di Baltimora, a costruire il Columbiad, di 275 metri di lunghezza, fuso in verticale direttamente nel suolo della Florida, ad una distanza piuttosto breve dal Kennedy Space Center di Cape Canaveral, che è poi diventata la vera base spaziale per i lanci dei razzi statunitensi diretti. Ma le sorprendenti analogie con quelli che sono stati in seguito gli sviluppi della tecnologia aerospaziale non finiscono qui. Gli eroi diretti sulla Luna viaggiano in un gigantesco proiettile di nove tonnellate: la Sojuz, inviata circa un secolo dopo dai russi verso la luna, senza uomini a bordo, pesava circa sei tonnellate. La sorprendente preveggenza tecnica di Verne accompagna il viaggio fino al suo epilogo

È da libri come questo che la scuola, i ragazzi che si approcciano alla lettura per la prima volta e gli stessi genitori dovrebbero (ri)partire. Anno 1865, 100 anni antecedenti ai primi tentativi di allunaggio portati avanti da Russia e Stati Uniti d’America, quando Verne con maniacale precisione riferisce al lettore tutti i passaggi da fare per poter sbarcare su quella terra promessa denominata luna. Maniacale si, lo scrittore francese infatti entra nei minimi particolari che riguardano discussione, progettazione, costruzione e lancio di un qualcosa d’impensabile ai suoi tempi. Magia? Viaggio nel tempo? Verne creatura alinea? Niente di tutto questo, mi dispiace per i cospiratori. Giulio Verne ha semplicemente dimostrato di possedere un qualcosa che oggi viene fin troppo spesso derisa: la fantasia. Naturalmente lo scrittore ha affiancato a questa un approccio scientifico che probabilmente non ha pari in letteratura. La mole d’informazioni dettagliate, infatti, non sono buttate li a casaccio ma, e i fatti lo dimostrano, frutto di studi e ricerche. Tutti i calcoli fatti da Verne sembrano quasi voler mostrare al lettore la sua presenza nelle vesti da ingegnere nelle sedi della NASA di metà XX secolo. Giulio Verne con questo scritto, e con tutti i suoi lavori, ci dimostra come la creatività unita a un lavoro di ricerca possa portare a risultati incredibili. “Volere e potere” sembra voler dire al lettore o all’aspirante autore. “Usa la testa, fantastica come mai hai fatto in vita tua… Il resto verrà da sé”.

Punteggio:

Armando

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