George Harrar – L’impostore

La vita di Evan Birch, docente universitario di filosofia, scorre tranquilla tra la sua adorata famiglia e le lezioni ai suoi studenti a cui cerca di inculcare l’amore per la verità. Tutto cambia il giorno in cui la polizia si presenta alla sua porta, ritenendolo responsabile del rapimento di una ragazza. Sembra un’accusa assurda, ma quando nella sua auto viene ritrovato il rossetto della giovane scomparsa, tutti i sospetti sembrano convergere su di lui. Anche la moglie e i figli di Evan cominciano a nutrire dubbi sulla sua innocenza. E mentre la polizia lo sottopone a una serie di interrogatori decisamente non socratici, il professor Birch tocca con mano quanto la verità possa essere inafferrabile, tanto da ipotizzare una soluzione estrema: inventare una propria versione e sostenerla strenuamente fino alla fine…

Riuscire a creare suspence senza mai spingersi oltre le considerazioni filosofiche è probabilmente una dote unica nel suo genere. Evitare la descrizione di macabri particolari, protagonisti di questo ramo letterario, riuscendo, allo stesso tempo, a terrorizzare in maniera ben diversa il lettore è una qualcosa di così potente e diretto da lasciare senza fiato. George Harrar è riuscito a confezionare un romanzo capace di stregare, letteralmente, il lettore. La storia in se si svolge in maniera lineare. A rendere complesso L’impostore sono i pensieri del nostro protagonista, finito, suo malgrado, all’interno di una vicenda capace di rovinare la vita a chiunque. Da buon professore di filosofia, Evan Birch sembra servirsi di quel mezzo padroneggiato da una vita intera. Cosa ne viene fuori? Un romanzo del tutto inedito. Morale sulla vita; sulle difficoltà di una esistenza condita da tanti episodi fortuiti; l’interagire con nuovi e vecchi individui capaci di mostrare, a torto o a ragione, un volto diverso in base al contesto, sviluppi e supposizioni. Tutti noi siamo chiamati in causa da questo romanzo. Tutti noi, chi più chi meno, siamo stati almeno una volta nella vita Evan Birch. Credo si sia parlato troppo poco del lavoro di George Harrar in Italia. Io stesso mi sono ritrovato tra le mani questo romanzo in maniera del tutto fortuita. Mi riprometto di approfondire la sua bibliografia, riportando la mia esperienza, come sempre del resto, all’interno di questa rubrica.

Punteggio:

Armando

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