Ettore Majorana: la scomparsa

Di Ettore Majorana si sono perse le tracce il 27 marzo del 1938. Tutto quello che è seguito dopo questa data altro non sono che congetture, fantasie e notizie, tutte da prendere con le dovute pinze. L’interessato, per sua volontà o meno, non ha più interagito né con la famiglia né con i colleghi con cui aveva condiviso anni di ricerche, studi e teorie. Queste ultime, come ho scritto all’interno dell’articolo della settimana scorsa (chi non lo avesse letto, lo trovate qui), potrebbero essere la causa scatenante per il suo allontanamento. Eppure, qualche segnale nei giorni immediatamente precedenti alla definitiva scomparsa, il Majorana, l’aveva dato, e non proprio positivo, da quanto abbiamo potuto apprendere. Infatti, il fisico siciliano, aveva pensato bene di inviare 2 missive, datate 25 marzo 1938. Una indirizzata a Carlo Carelli, professore di fisica sperimentale presso l’Università degli studi di Napoli, di cui Majorana deteneva la cattedra. Il testo risulta strano, controverso, carico di emotività. Eccola:

Caro Carrelli, ho preso una decisione che era ormai inevitabile. Non vi è in essa un solo granello di egoismo, ma mi rendo conto delle noie che la mia improvvisa scomparsa potrà procurare a te e agli studenti. Anche per questo ti prego di perdonarmi, ma soprattutto per aver deluso tutta la fiducia, la sincera amicizia e la simpatia che mi hai dimostrato in questi mesi. Ti prego anche di ricordarmi a coloro che ho imparato a conoscere e ad apprezzare nel tuo Istituto, particolarmente a Sciuti; dei quali tutti conserverò un caro ricordo almeno fino alle undici di questa sera, e possibilmente anche dopo

La seconda, come era del tutto legittimo, la inviò alla famiglia. Sembra quasi un testamento racchiuso in poche righe, come a voler dimostrare, anche per epistola, il suo essere emetico, chiaro ma, allo stesso tempo, distante da tutto e tutti. L’affetto, quello sì, è presente, ma con una predominanza di cordialità che non permette al lettore di afferrare quell’aspetto che il termine dovrebbe incarnare. Eccola:

Ho un solo desiderio: che non vi vestiate di nero. Se volete inchinarvi all’uso, portate pure, ma per non più di tre giorni, qualche segno di lutto. Dopo ricordatemi, se potete, nei vostri cuori e perdonatemi

Il dado è tratto, si potrebbe dire in altre parole. Invece, nel giro di poche ore tutto sembra cambiare. Il giorno dopo l’invio di quelle missive che fanno pensare a una inevitabile fine, 2 nuovi telegrammi, datati 26 marzo 1938, vengono nuovamente indirizzati a Carlo Carelli. È evidente che tra i due c’è una profonda amicizia, molto più forte di quella che lega il Majorana e i ragazzi di via Panisperna, o almeno così sembra suggerire quanto scritto in quei giorni:

Telegramma 1:            Non allarmarti. Segue lettera. Majorana

Telegramma 2:           Caro Carrelli, Spero che ti siano arrivati insieme il telegramma e la lettera. Il mare mi ha rifiutato e ritornerò domani all’albergo Bologna, viaggiando forse con questo stesso foglio. Ho però intenzione di rinunziare all’insegnamento. Non mi prendere per una ragazza ibseniana perché il caso è differente. Sono a tua disposizione per ulteriori dettagli

Tutto ciò è condito da un viaggio in nave partito da Napoli con destinazione Palermo. A quando sembra, avrebbe dovuto essere una traghettata di andata e ritorno. I fatti, però, risultano ben diversi. L’ultima posizione nota del Majorana lo vede su un piroscafo di ritorno dalla Sicilia, del suo illustre passeggero, però, nessuna traccia. Come possiamo bene vedere, i ripensamenti del Majorana, dovuti a non si sa bene quale fattore esterno, non danno noi la possibilità di definire uno scenario il più possibile vicino ai fatti realmente accaduti. Questo ultimo atto della vita di Majorana si chiude, aprendo a nuove possibili interpretazioni su quanto potrebbe essere accaduto dopo. Nel corso delle prossime settimane vi proporrò alcune di queste, tra le quali spiccano ipotesi di certo fantasiose ma, allo steso tempo, tanto affascinanti.

Armando

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