Quello che ho rinominato Effetto Verne è entrato definitivamente in azione. Ci troviamo a vagare tra ipotesi, oggi nient’altro che pura fantascienza, domani chissà. Quello che conta, per i nostri 2 inaspettati protagonisti, è l’aver formulato quel pensiero, un’idea folle, del tutto inaspettata. È nient’altro che un’ipotesi, che potrebbe, però, se si riuscisse a tramutarla in realtà, cambiare le carte in tavola di una partita potenzialmente aperta. Certo, ma per chi? È sicuramente la domanda principale che Majorana e Tesla si sono posti. La scienza, già da qualche tempo, ha gettato le basi teoriche di quelli che oggi chiamiamo universi paralleli, una moltitudine (si parla di miliardi) di sistemi dove vivono versione diverse di noi, del nostro pianeta e di tutto l’universo conosciuto e non. Al loro interno troveremo condizioni di vita diverse, dettate da una natura che si muove in maniera differente da come siamo abituati a conoscerla oppure, altra possibilità, molto simile a quella presente sul pianeta e nel nostro universo. Naturalmente non abbiamo, al momento, riscontri reali e tangibili. È il primo tassello, quello che porta a domandarsi se vale davvero la pena perdere del tempo prezioso, lanciandosi in una missione che risulta, a conti fatti, un vero salto nel buio. «Come sai, caro Ettore, io ho dato luce al buio. In tutto il mondo. Mettiamoci al lavoro». Nikola Tesla, non di certo avaro di idee e pensieri del tutto controcorrente, credo possa aver risposto una con una affermazione del genere, ridando speranza a quell’Ettore Majorana sulle spine da tanto, troppo, tempo. Le ipotesi di un viaggio nel tempo, nel caso in esame nel passato, nata da un’affermazione espressa, in un momento di frustrazione (come abbiamo visto all’interno dell’articolo della settimana scorsa, eccolo) apre le porte a uno scenario degno di un film di Science fiction. Proviamo a capire come i due scienziati possano aver reagito a tale possibilità. In un primo momento, entrambi si saranno rinchiusi in un completo isolamento, per quanto non ci è dato sapere. Sappiamo su cosa stanno lavorando, sulla risoluzione di una domanda cruciale:
È possibile affrontare un viaggio simile?
Non hanno altra possibilità che procedere un passo per volta. Carte e calcoli in mano, i nostri protagonisti altro non possono fare altro che percorrere l’unica strada adatta allo scopo tanto caro al Majorana. E=mc2, infatti, è diventato con il passare del tempo un vero e proprio incubo per il fisico siciliano. È pronto a tutto, persino a percorrere una strada inesplorata, assurda, che potrebbe condurre i due scienziati dritti, dritti al manicomio. Trascorsero giorni, settimane, forse addirittura mesi, prima che Tesla e Majorana tornino a riunirsi. Ho immaginato questa scena. Majorana piomba nella camera d’albergo di Tesla. Barba lunga, spettinato, senza giacca e con la camicia fuori posto. «So come poter affrontare la questione». Cerca di riprendere fiato dopo una corsa a rotta di collo tra le strade di New York. Tesla, al contrario, è seduto sulla sua poltrona, sta sorseggiando un drink. Sembra piuttosto tranquillo. «Ce ne hai messo di tempo, vecchio mio. Ti stavo aspettando. Ho buttato giù un paio di calcoli». All’interno di quella stanza, una lavagna e piena zeppa di equazioni, numeri, simboli e qualche nota scritta di fretta. Majorana, preso com’è dalla frenesia, gira la lavagna e inizia a mettere nero su bianco il suo lavoro. Sembra proprio che i nostri 2 protagonisti siano pronti a fondere il loro genio in un’unica entità. Dove li condurrà il loro pensiero?
Armando