Ettore Majorana: Ipotesi sulla scomparsa. La scintilla

Abbiamo ipotizzato, nel corso delle settimane passate, la possibilità di una amicizia, nata negli States, tra 2 delle menti più brillanti del XX secolo. 2 generazioni di geni a confronto. Il primo, Nikola Tesla, inventore; sognatore; uomo fiducioso nel progresso, soprattutto tecnologico, arrivato agli sgoccioli della vita in una situazione precaria. Il secondo, Ettore Majorana, taciturno; introverso; dedito ai numeri e alle formule matematiche; schivo ma, allo stesso tempo, pronto a confrontarsi, l’importante è che questo avvenga con carta, penna ed equazioni da risolvere. È stata proprio una equazione (di cui abbiamo parlato qui) a far crollare il suo castello, rivelatosi di carta. Ci troviamo nei primi anni 40’ del XX secolo. Manca poco allo sgancio di quell’ordigno, capace di ridisegnare il ruolo dell’essere umano sulla terra. Majorana non riesce a dormire, sempre più convinto che la sua visione di quel momento si stia rapidamente avvicinando. È solo nella sua battaglia. Con chiunque ne abbia parlato, che siano fisici, ingegneri o matematici, nessuno prende sul serio l’idea di una realizzazione materiale di quella formula. Eppure, e lo si sa per certo, sia in Europa che in America il progetto atomico è in fase di sviluppo, pronto a far tremare l’avversario di una guerra che si sta protraendo più del previsto. Negli Stati Uniti l’eco della guerra non è forte come altrove. Certo, dal 1941, uomini e mezzi sono impegnati in una battaglia dura, oltreoceano, ma la vita della nazione sembra non essere mutata più di tanto. Uno dei pochi sulle spine, colui che aspetta solo di ascoltare dalla radio quella maledetta notizia, è proprio Ettore Majorana. Continua a far visita al suo amico Nikola, ritiratosi ormai a vita privata, continuando, naturalmente, le sue ricerche personali, se non altro per ingannare il tempo che gli rimane da vivere. L’uomo che ha dato la luce al mondo, il grande inventore, non è stato in grado di garantirsi una buona vecchiaia, frutto di scelte burocratiche sbagliate, ma questa è un’altra storia. Ha poche persone intorno, una di queste è in continuo tormento per un qualcosa su cui non ha colpe né, tanto meno, potere per opporvisi. L’anziano Tesla altro non può fare che dargli conforto. Lasciarlo parlare, in modo da sfogarsi, sulle conseguenze di una sua dimostrazione pratica del potere di quei pochi simboli. Poi, come sempre accade, quanto un discorso diventa ripetitivo, logorroico e asfissiante, altro non si può fare che rispondere al fuoco con il fuoco. Immagino lo scatto d’ira da parte di Tesla, uomo sempre pacato, un’uscita non voluta: «trova il modo di risolvere il problema se tanto ti sta a cuore. Torna in dietro e distruggi quella formula». Probabilmente non c’era nessuna intenzionalità, nessun riferimento volontario su quella affermazione, nata soltanto dalla frustrazione del momento. Chiediamoci:

Quando 2 individui come Nikola Tesla e Ettore Majorano si rendono conto del peso effettivo di quella affermazione, come avranno reagito?

Li ho visti fissarsi per un momento, increduli da quanto appena affermato dallo scienziato austro ungherese. Li ho visti considerarsi degli stupidi, pensare una frase del tipo: perché diavolo non ci abbiamo pensato prima? E poi? Come si è evoluto quel momento? Li ho visti riprendere vita, frenetici, come probabilmente non lo erano da anni. Li ho visti correre da una parta all’altra della camera d’albergo che ospita già da qualche tempo Tesla. I fogli bianchi, in men che non si dica, iniziano a imbrattarsi d’inchiostro. Sono, naturalmente, numeri, formule, equazioni e riflessioni fatte sotto forma numerica. In men che non si dica, i 2 uomini creano un qualcosa che noi comuni mortali non saremo mai in grado di capire. Una parola riusciamo ad afferrare dai discorsi dei due: spaziotempo.

Armando

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