Ernesto Masina – L’orto fascista

Valle Camonica, 1943. Con l’occupazione tedesca, anche a Breno i fascisti hanno rialzato la testa. Nel bar Monte Grappa, tra un torneo di briscola e una bevuta, si ordiscono le trame e si ordisce un piccolo attentato, allo scopo “di dare una lezione ai quei dannati tedeschi”. Non tutto procede per il verso giusto. Persino i collaborazionisti, da don Pompeo alla “Signora Maestra” Lucia, stimata Custode dell’Orto Fascista, vengono coinvolti in una girandola di equivoci. Tra un sidecar che salta in aria e qualche rappresaglia, anche i bambini prendono parte a una singolare tragicommedia che a volte sfiora la pochade

L’orto fascista di Ernesto Masina non è affatto un romanzo come gli altri. Sembra uscire da un’altra epoca, uno scritto che ricorda molto il modo di raccontare le cose così come si faceva nel tempo passato. Uno stile pulito, semplice e lineare che risulta piacevole agli occhi di chi legge. Non è difficile seguire la storia narrata. L’autore ha optato per una costruzione di certo povera di dialoghi ma ornata magistralmente da descrizioni di paesaggi e, soprattutto, stati d’animo dei personaggi che arricchisce positivamente la narrazione. Non c’è, a mio modo di vedere, la possibilità di legarsi a un personaggio in particolare, la narrazione sembra voler tenere il lettore ai margini della storia, nient’altro che uno spettatore che può trarre le sue considerazioni su quanto accade in maniera oggettiva. Il ruolo dato alla donna risulta a mio parere estremizzato. Sembra venir fuori una nota sessista che se da una parte, trovandoci nel pieno della seconda guerra mondiale, dovrebbe rispecchiare la vita del tempo, di cui non ho prova alcuna non avendola vissuta, dall’altra strumentalizza troppo la donna stessa. Sorvolo volutamente sul ruolo della chiesa, di cui Masina ha scritto, perché dovrei aprire una polemica sul modus operandi di questi “santi uomini”, lasciando a voi lettori le considerazioni in merito una volta letto questo romanzo. Interessate è la figura del soldato nazista, presentata in maniera ben diversa dal Masina. Un individuo questo tedesco descritto dalla storia sempre come un pezzo di ghiaccio che risulta essere altro rispetto allo spietato assassino che ha terrorizzato il mondo con le sue scelte. Nonostante condito con episodi che sembrano essere superflui, con una scrittura pulita da narratore d’altri tempi, Ernesto Masina si è dimostrato all’altezza della situazione. Spiace constatare quanto scritto sul ruolo della donna, cosa che fa scendere la valutazione del romanzo stesso.

Punteggio:

Armando

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