Breno e la Valle Camonica fanno da corpo e da anima alla trilogia dedicata dallo scrittore alla sua terra d’origine. A chi erano appartenuti i lingotti d’oro ritrovati in Bazena dai due manovali Bortolo e Giacomino nel corso di uno scavo? È quello che cercheranno di scoprire il Russi, confidente dei due, il maresciallo Costamagna, comandante della stazione dei carabinieri, don Arlocchi, coadiutore della parrocchia e Bettino Pedersoli, il “pettegolo” del paese.

Raccontare la storia recente del nostro paese facendola rivivere mettendo in luce tutte quelle caratteristiche nascoste, poi neanche più d tanto, usi e modi di fare dell’essere umano, accompagnando il tutto con una ironia delicata tanto quanto azzeccata non è certo un’operazione facile. Eppure, Ernesto Masina è riuscito nel suo libro L’oro di Breno a convogliare tutte queste caratteristiche. L’autore è stato capace di far vivere al lettore non solo un periodo storico difficile come quello fascista, ne ha mostrato i vizi in cui l’essere umano cade forse troppo spesso. La fantasia del Masina, per quanto riguarda la storia in sé, non si discute: la narrazione è condotta, come è consona all’autore, in maniera pulita, semplice e così immediata tanto da permette a chi legge d’immedesimarsi nel contesto descritto. È un testo, forse più degli altri pubblicati dal Masina, che tra le altre cose ho recensito non molto tempo fa, capace di far riflettere il lettore sulla società che ha oggi davanti. Infatti, non sarà difficile rivedere alcuni comportamenti descritti, consoni al periodo storico che stiamo vivendo, in un passato poi non così distante. La sottile ironia che trapela è in grado di rendere la narrazione stessa ancora più fluida, piacevole, accompagnando chi legge in un viaggio che ripercorre, con tanti piccoli aneddoti, episodi e vita dei personaggi frutto, appunto, della fantasia dell’autore, le tappe di un periodo storico difficile, capace di plasmare, nel bene e nel male, la nostra società odierna.

Punteggio:

Armando