Daniela Piazza – Il tempio della luce

Milano, 1447. La cattedrale di Santa Maria Nascente è ancora un cantiere in pieno fermento. Nei progetti dei signori di Milano, i Visconti, dovrà diventare il duomo più maestoso d’Europa. Ma quando Filippo Maria Visconti muore senza lasciare eredi legittimi, il Ducato rischia di precipitare nel caos, preda delle mire dei molti che aspirano a governare su quel territorio, primo fra tutti il valoroso condottiero Francesco Sforza. Ma proprio tra le navate della cattedrale, lontano da tutti gli intrighi tessuti dai pretendenti alla successione, cresce un bambino che ha nelle vene il sangue visconteo, e che potrebbe reclamare il potere per sé. Educato come un figlio dall’arcidiacono Onorio, il giovane Niccolò viene iniziato ai misteri di un’antica Confraternita che agisce nascosta sotto le fondamenta del duomo: tra rituali alchemici e trame di corte, Niccolò dovrà scegliere se percorrere la strada della Luce, o quella delle Tenebre. Un romanzo che scava nell’animo più oscuro di una Milano antica e mai raccontata, dove le atmosfere gotiche si intrecciano con la Storia.

Riuscire a legare insieme storia, leggenda e fantasia non è mai cosa facile. Risulta ancora più difficile quanto decidi di strutturare tutto questo mettendo in primo piano un monumento conosciuto in ogni dove e tanto caro alla cittadinanza italiana. Eppure, Daniela Piazza con un lavoro di ricerca, fulcro di tutti i suoi romanzi, è riuscita a dare una nuova vita a un’opera architettonica che sembrava aver detto già tutto. L’autrice per far questo si serve dell’arma, a mio modo di vedere, migliore nell’arsenale di vuole raccontare qualcosa: la semplicità. Grazie a una narrazione scorrevole, le pagine de Il tempio della luce volano via invitando il lettore a entrare in una dimensione molto diversa da quella da sempre vista e vissuta. In questo caso, a fare la parte del protagonista non è solo quello che possiamo definire come il capitale umano. L’architettura diventa essa stessa figura di spicco, espressione di bellezza capace, allora come oggi, d’incantare colui che entra in contatto visivo con strutture come quella descritta e presentata magistralmente dall’autrice. Storia e fantasia si avvicendano con una fluidità tale da far tentennare anche il lettore più scrupoloso e attento, costretto, piacevolmente, a lasciarsi andare in modo da vivere nel miglior modo possibile questa cavalcata tra mito e genialità.

Punteggio:

Armando

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