Auschwitz e i campi di concentramento

Come in altre occasioni, ho parlato volutamente di olocausto e persecuzioni razziali in periodi dell’anno in cui questo argomento, a quanto sembra, passa in secondo piano. Avere un giorno della memoria, che coincide con la liberazione del campo di sterminio di Auschwitz da parte della Russia, certamente è necessario ma, allo stesso tempo, non abbastanza. Stiamo assistendo, man mano che ci allontaniamo dall’epoca dei fatti, a un ritorno, ahimè, a quell’odio razziale che ha causato gli avvenimenti di cui da oggi discuteremo insieme. Questo ritorno all’odio, a mio avviso, era del tutto prevedibile. L’essere umano, come detto e visto nel dibattito su altri argomenti, è tanto capace di creare meraviglie su tutto il globo quanto causare caos, dolore e sofferenze inimmaginabili. Carte alla mano, nessun essere vivente sul pianeta riesce a essere sadico così come lo è l’essere umano. Questa breve introduzione serve per far capire come si muoverà nelle prossime settimane questo argomento. Auschwitz e le sue sofferenze le conosciamo tutti, non smetteremo mai di parlarne.Continuiamo, certamente, a mostrare quelle immagini forti a grandi e piccoli ma…credo proprio non basti. Storicamente, purtroppo, ci sono state altre Auschwitz di cui non conosciamo nulla, o comunque troppo poco. Ci sono stati olocausti dimenticati, cosa che fa tremare noi e, soprattutto, i pochi reduci, poveri esseri scampati da quell’inferno tedesco. Dobbiamo parlarne, continuare a discutere e ricordare tutto questo. Non possiamo permettere che tragedie del genere vengano dimenticate. Ricordiamo un fattore fondamentale: le sofferenze causate dall’essere umano non hanno bandiere; non hanno ideali; non hanno leader; non sono circoscritte con sede principale nella nostra Europa. Da questo punto dobbiamo partire tutti insieme, discutendo non solo di quanto accaduto per colpa di uno scellerato diktat imposto da qualcuno. Affrontiamo una volta per tutte la questione: se ti macchi di crimini contro l’umanità non stai seguendo un ideale, gongoli nel piacere d’infliggere pene altrui. Una volta ammesso questo, l’essere umano, forse, troverà la strada non ancora percorsa, quella della resilienza. Voglio affrontare insieme a voi lettori questo percorso fatto di sofferenze, un cammino su cui dobbiamo riflettere. Non siamo esseri perfetti, non siamo i favoriti di nessun dio. Siamo esseri incompleti, a volte inetti, è arrivato il momento di valutare con freddezza le colpe, solo così si potrà parlare di un futuro, chissà, roseo per tutti noi.    

Armando

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