Arthur Conan Doyle – Il mondo perduto

Londra, inizi del Novecento. Il professor Challenger, burbero e geniale zoologo e scienziato, in compagnia del suo rivale di sempre, il professor Summerlee, dell’impulsivo cacciatore lord John Roxton e del giornalista della Daily Gazette Edward Malone, decide di intraprendere un’impresa ai limiti delle possibilità umane: esplorare un misterioso altopiano, nel cuore della giungla amazzonica, dove il tempo sembra essersi fermato milioni di anni prima. Durante il viaggio i quattro compagni resteranno intrappolati in un mondo che pensavano perduto, dove rinverranno ancora in vita animali preistorici come l’iguanodonte e il tirannosauro, scopriranno l’esistenza di particolari primati non molto socievoli, ed entreranno in contatto con primitive tribù di indios. Attraverso incredibili peripezie e una miriade di ostacoli da superare, riusciranno infine a tornare in Inghilterra, portando come prova della loro straordinaria avventura uno Pterodactylus vivo all’interno di una cassa, che tuttavia fuggirà per aggirarsi impazzito tra le vie di Londra. L’eccezionale avventura vissuta nel mondo perduto non solo lascia ai quattro viaggiatori fama, ricordi e conoscenze, ma soprattutto un profondo legame di amicizia tra Challenger e Malone, amicizia che li porterà a condividere nuovi, straordinari viaggi di scoperta. A più di cento anni dalla pubblicazione (1912), Il mondo perduto si conferma un grande classico della letteratura fantastica, un perfetto mix di comicità e pathos drammatico, fantasia e realtà.

È un lavoro ben lontano dal solito questo di Sir Arthur Conan Doyle. A dirla tutta, uno dei personaggi presentati ne Il mondo perduto qualche similitudine caratteriale con il più noto Sherlock Holmes le ha ma, per il resto, tutto finisce qui. È un testo capace di spiazzare il lettore più affezionato, in grado di mostrare un lato del grande scrittore rimasto per troppo tempo velato al grande pubblico. La narrazione si muove lenta ma non troppo macchinosa. I personaggi principali si mettono bene a fuoco sin da subito. Il contesto, tra la Londra dei primi del 900’ e quella del Sudamerica meno noto, si muove come spinto da una macchina da presa del tempo. Fotogramma dopo fotogramma prende forma una avventura dove il reale, l’irreale, storia, mistero e fantasia si fondono, dando vita a una storia affascinante. Non è difficile per chi legge essere parte del contesto, protagonista principale di una vicenda che vede il giurassico meta di viaggio. Nessuna macchina del tempo, solo la voglia da parte di Sir Arthur Conan Doyle di sognare, di fantasticare, invitando il lettore, anche quello meno interessato al contesto, di vivere una esperienza dove uomini, dinosauri, mezzi uomini e uomini – scimmia popolano un fazzoletto di terra del nostro pianeta. Una bella cavalcata tra passato e presente, con riferimenti, nemmeno poi tanto velati, a un futuro che promettere all’uomo del tempo tante meraviglie.

Punteggio:

Armando

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