Sulla traccia di quanto detto la settimana scorsa, anche questo secondo allenamento vede come protagonisti due dei gruppi muscolari più grandi, e forse più difficili, da allenare. A differenza del binomio femorali – pettorali, è probabilmente questo abbinamento, affrontato anche in questo caso in jump set, a risultare più impegnativo da portare a termine. Nulla d’impraticabile ma, come detto per lo schema precedente, allenamenti di questo tipo necessitano di tanta attenzione. L’esecuzione, i tempi di recupero, il controllo dell’esercizio da svolgere, il tutto deve essere svolto al meglio delle proprie possibilità. Va da sé che distrazioni esterne risultano deleterie per il buon esito dell’allenamento in questione. Se tutto è svolto con criterio e attenzione, in 40 – 45 minuti si porta a casa una seduta capace di mostrare i suoi effetti nel breve termine. Nel corso delle prime settimane, ho provato le sensazioni più disparate. Sarà per il coinvolgimento importate di tutto il corpo, in quanto i jump, up e down, possono creare fastidi soprattutto allo stomaco. Sarà per il nuovo approccio, per la costrizione a lavorare con un range di recupero piuttosto basso, o per semplice adattamento del corpo a questa novità, come per il giorno uno (di cui vi ho palato qui) ho dovuto pazientare qualche settimana per poter spingere davvero al meglio. Non ho modo al momento, in quanto svolgo da troppo poco tempo questo nuovo approccio allenante, di discutere di risultati tangibili. Credo di ripetere questo split, così come vi ho illustrato per queste prime due sedute, nel lungo periodo, arrivando con questa impostazione fino a primavera. Naturalmente, varieranno esercizi, serie e ripetizioni a intervalli regolari, tra le sei e le otto settimane, ma l’impostazione base, up down in jump set, resterà la medesima. Vi aggiorno prossimamente sul buon esito, lo spero, di questo mio nuovo approccio allenante dove le gambe dovrebbero trarre grossi giovamenti.
Armando