Sembra questo l’andamento della vicenda che vede al centro una dura battaglia tra storia e leggenda. La cultura sumera sembra aver fatto da apripista a quella evoluzione che ha condotto tutti noi qui, in questo XXI secolo super tecnologico. Quest’ultimo punto sembra rappresentare un dato di fatto ma, così come accadde in altri luoghi della terra, tanti sono i misteri ancora irrisolti sul conto di questi nostri, magnifici, antichi antenati. È compito degli archeologi provare a ricostruire quel puzzle scomposto in tanti, troppi, tasselli. Su quest’ultimo aspetto, sulle difficoltà riscontrare sul campo dagli addetti ai lavori, purtroppo, si parla sempre troppo poco. I nostri operatori della storia, forniti di picconi, vanghe, secchi e quintali di pazienza, osservano scrutano e mettono letteralmente le mani dove nessun altro cercherebbe mai nulla. Se la ricerca non risulta infruttuosa, e capita nella maggior parte dei casi anche se la notizia non passa mai nei telegiornali, i nostri Sherlock Holmes si ritrovano per le mani frammenti di un’epoca così remota tanto da dover condurre le loro indagini su nient’altro che ipotesi. Da qui, come nel caso delle teorie dibattute da Zecharia Sitchin, si, parte per poter ricostruire, nel miglior modo possibile, quel tratto di strada che riguarda tutti noi. Non è detto, c’è sempre da tenerlo bene a mente questo punto, che le informazioni rinvenute bastino a delineare un quadro il più possibile vicino alla realtà vissuta da quella data società ormai scomparsa. Da qui inizia un valzer capace di aprire alle più disparate interpretazioni. Gli archeologi e gli storici, dediti a una visione più razionale del contesto analizzato, pongono in merito allo stesso alcune considerazioni in grado di raccontare una storia verosimile, ricalcando, per quanto possibile, i passi svolti dall’essere umano in quel dato periodo storico, in parti diverse del globo. In tal senso è possibile osservare, in modo da poter conferire una sorta di veridicità all’affermazione poc’anzi esposta, l’architettura utilizzata da popoli divisi da distanze incolmabili per un’epoca storica così acerba. Proprio lei, l’architettura, sembra essere la chiave in grado di accomunare l’evoluzione del cervello umano in quanto risulta essere simile, condita da sfumature artistiche e funzionali certamente diverse, sia per quanto riguarda le strutture riservate a Re e Faraoni, come nel caso delle piramidi site in Africa e in Sudamerica, sia per quelle utilizzare dal popolo. Dall’altro capo della comunicazione c’è una scuola ben diversa, dove storia ed eventi fantastici si fondono dando vita a una lettura storica che va in tutt’altra direzione. Proprio questa seconda strada sembra essere stata seguita da Zecharia Sitchin, l’archeologo azero arrivato a riscrivere non solo la storia di quel dato periodo ma quella, disseminata d’insidie, che vede al centro la stessa nascita di quell’Homo Sapiens oggi in bilico tra evoluzione e tecnologia. Con l’assenza di una testimonianza capace di fornire un quadro chiaro del periodo esaminato, la fantasia dell’essere umano sembra sentirsi in diritto di dare libero sfogo a immagini, scenari e nuovi protagonisti. Nascono così le Leggende. Che siano, siano stati, uomini, extraterrestri o Dei la cosa non sembra importare più di tanto. Basta scriverne o parlarne per poter trasformare la loro figura in un mito vivente. In tal senso un caso curioso, per noi appassionati di fumetti e supereroi, lo abbiamo sotto il naso da molti decenni. Thor, il dio del tuono, figlio prediletto di Odino, venerato dalla cultura norrena, da quei Vichinghi provenienti dal nord Europa, oggi è diventato parte di quell’universo Marvel formato totalmente da esseri straordinari e uomini frutto solo della più fervida immaginazione umana. Alla luce di ciò, vi lascio una domanda su cui riflettere:
Potranno, in un futuro, anche gli Annunaki entrare di diritto in un universo fantastico come quello del fumetto o, al contrario, divenire, una volta per tutte, parte attiva della storia dell’uomo?
Armando