Alieni: gli umani sono tra noi! – Sacsayhuamàn

La prima tappa di questo viaggio ci porta il Perù. Come già accennato negli articoli precedenti, il Sudamerica pullula letteralmente di strutture, manufatti e reperti archeologici a oggi un vero e proprio rompicapo per gli addetti ai lavori. Sacsayhuamàn, in merito a ciò, non è seconda a nessuno. Le sue mura ciclopiche, ubicate sulle Ande peruviane, riportano alla cultura Inca, civiltà ormai scomparsa, da sempre messa in relazione con una civiltà extraterrestre, arrivata a dare man forte al suo progresso. A una prima occhiata, queste mura scure, costruite con precisione millimetrica, grazie a una rete di pietre lavorate e posate l’una sull’altra con grande maestria, lasciano senza fiato il semplice turista tanto quanto storici, scienziati, ingegneri e archeologi di ieri e di oggi. Sono tante le congetture su come sia stato possibile erigere, circa duemila anni fa, da parte di uomini così antichi, così arretrati, sprovvisti di tecnologie in grado di aiutarli nella costruzione, tale, perfetta, meraviglia. Perché di questo stiamo parlando, tanto da riempire, nel corso del tempo, libri e pellicole televisive e cinematografiche. Questo puzzle fatto di pietre, alcune delle quali pesanti più di trecento tonnellate, ricavate e, probabilmente, lavorate a trenta chilometri dalla loro destinazione finale, sembra non trovare alcun accordo con la storia ufficiale… Almeno per alcuni. Si dice, ancora oggi, che gli Inca altro non fossero che dei sempliciotti, uomini primitivi battezzati da una razza superiore, appunto aliena, come loro allievi, a cui lasciare in dote insegnamenti unici nel loro genere. Se il nostro discorso finisse in questo momento ne verrebbe fuori un quadro che vede la cultura Inca al centro di questo dipinto, distrutta in poche righe, cancellata con un grande punto esclamativo. Con essa, il lavoro degli uomini e delle donne facente parte di questa società passerebbe in secondo piano, relegati a mera forza lavoro da intellettuali alieni. Per fortuna, a quanto pare, i ricercatori, a cui dobbiamo un immenso grazie, dopo un lavoro immane di studio e ricostruzioni storiche, sembrano essere riusciti a trovare quel bandolo della matassa tanto atteso. Vista l’assenza di prove concrete che riportino al viaggiatore delle stelle, gli archeologi hanno basato le loro ricerche su quanto di tangibile è venuto fuori sul conto di questa antica, meravigliosa, civiltà scomparsa. Cosa hanno trovato? Semplicemente individui esperti nell’osservazione delle stelle, dei corpi celesti e, come i Maya, capaci di progettare calendari in grado di identificare tutte le variabili provenienti da luna e sole, in modo da poter strutturare la loro vita al meglio. Hanno trovato grandi ingegneri e progettisti, in grado di erigere monumenti impensabili per noi, uomini moderni, semplicemente perché sprovvisti di quelle informazioni fondamentali sul conto di questi nostri antenati, convinti dell’arretratezza di una società di cui conosciamo troppo poco.

Già… Ma le prove?

Ottima domanda. Di recente, gli archeologi, nel loro immane lavoro di ricerca, hanno trovato tracce di quel sistema di carrucole impiegato per poter trasportare le pietre dalla cava al luogo in cui venne eretta la struttura al centro delle nostre attenzioni, la fortezza di Sacsayhuamàn. Ingegno e tecnologia del tempo sembrano aver prevalso, vinto il confronto con i fantomatici architetti delle stelle, ancora oggi senza volto.

Armando

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