Alieni: gli umani sono tra noi! – Le piramidi egizie

Spostiamo la nostra attenzione nel continente africano. La culla della vita per l’essere umano moderno non poteva non fare, naturalmente, la parte della protagonista principale. In pieno deserto, non lontano dal Cairo, sorgono tre delle strutture più imponenti, maestose e complesse, arrivate praticamente intatte fino ai nostri giorni, di quel mondo antico di cui ancora oggi conosciamo troppo poco. Le Piramidi di Giza, mastodontiche tombe, luoghi di sepoltura volute dai faraoni egizi per poter rimarcare la propria natura divina sul popolo. La società egizia del tempo è rinomata per la maestria con cui era in grado di leggere il cielo, rimarcato dalla posizione delle tre meraviglie oggetto di questo articolo, aspetto che sembra accomunare civiltà site a distanze inimmaginabili da coprire con mezzi antichi. Tutto ciò ha aperto, inevitabilmente, alla possibilità che tutto ciò, ovvero creazione di monumenti portentosi e padronanza per quanto riguarda la lettura del firmamento, sia stato inculcato a questi esseri umani da una delegazione di viaggiatori interstellari. Fin qui nulla di nuovo, l’aura di mistero che circonda gli antichi egizi e i loro progressi tecnologici passa anche da discorsi di questo genere. Come per le meravigliose mura ciclopiche di Sacsayhuamàn, tanto quanto per le misteriose Linee di Nazca, anche per quanto riarda le piramidi egizie, l’ingegno dell’essere umano non passa “semplicemente” inosservato, sembra non essere preso minimamente in considerazione. Coloro che abbracciano la teoria de Gli antichi astronauti (ricordiamoci di questo termine, ci servirà più avanti) considerano impossibile la costruzione delle piramidi oggetto di questo discorso. La loro costruzione è fatta risalire a circa 4500 anni fa. Al loro interno sono presenti vasti corridoi, con camere perfettamente incastonate e, infine, trappole in modo da scongiurare l’arrivo dei predatori di tombe. Tutto troppo tecnologico per esseri umani se non al primo approccio alla vita moderna comunque molto lontani da quei progressi in grado di far fare un salto di qualità alla vita del genere umano. Alla luce di ciò, come poter interpretare la creazione in tempi non sospetti di queste meraviglie dell’antichità? Nonostante gli stessi archeologi e la scienza, parlando in maniera più generalizzata, non siano ancora riusciti a dare una risposta definitiva a tale mistero, alcune prove concrete che riportano il tutto alla sola opera dell’uomo sembra trapelare scavo dopo scavo. In tutto il tempo intercorso per la loro messa in piedi, decine di anni e più, il dato che viene prepotentemente fuori vede le mani di migliaia di uomini impegnati quotidianamente sul sito di costruzione. Niente sindacati; niente retribuzione minima garantita; nessuna sicurezza e decine e decine di morti sul lavoro, si stima, quotidianamente. Sembra un quadro di vita moderno, dopotutto. Sentiamo, al giorno d’oggi, situazioni del genere ripetersi molto, troppo, spesso. Ieri come oggi, il lavoro ingegneristico degli antichi egizi sembra fondersi con pratiche lavorative ampiamente discutibili. L’avere a disposizione una mano d’opera così ampia, tra schiavi, individui reclutati dai bassifondi dell’impero, per un misero tozzo di pane, e forza lavoro già impegnato nel settore edilizio, unito all’ingegno smisurato da parte di quell’uomo antico, che poi tanto antico non è, raccontano una storia ben lontana dall’alieno tirato, troppo spesso, in ballo. Grandi visioni, capacità di trasformare in realtà quelle idee così complesse e… nessuna pietà per i sottoposti, è questa, con molta probabilità, la ricetta alla base di creazioni capaci di mozzare il fiato.

Armando

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