Alieni: gli umani sono tra noi! – Le linee di Nazca

Rimaniamo un Perù. In questo caso, ci troviamo a circa trecento chilometri dalla sua capitale, Lima. Su un arido altopiano campeggiano, da circa duemila anni, ben ottocento linee bianche, perfettamente dritte. Una situazione simile lascia esterrefatti chiunque vi si imbatta, ma non è tutto. La loro fusione da vita non solo a perfette figure geometriche ma, intrecciandosi tra loro, le stesse danno vita a figure rappresentanti animali. Il loro diametro? Possono essere lunghe chilometri e chilometri! Le linee di Nazca risultano il reperto archeologico forse più sorprendente, per la loro unicità, capaci d’incantare che le osserva… ammesso che lo si faccia dalla prospettiva giusta. Teniamo bene a mente questo termine, prospettiva, ci servirà più avanti. Infatti, tali antiche meraviglie prendono forma solo se osservate dall’alto, cosa che, nel corso dei secoli, ha alimentato le leggende dove sono gli extraterrestri al centro delle geometrie create all’interno di questo affascinante sito. Varie sono le supposizioni sulla loro creazione. La prima, abbracciata in larga scala, vede le linee di Nazca come punti di atterraggio per astronavi aliene, una sorta di centro in grado, grossomodo, di dirigere il traffico aereo. Vista in questa ottica, tutto sembra riportare a una razza superiore alla nostra. Come spesso accade in casi simili, tutto è rapportato alla mancata conoscenza della civiltà creatrice di tale sito, cosa che lascia il punto interrogativo sul perché tali linee bianchissime siano state tracciate con tanta cura e precisione. Il lavoro ingegneristico dell’uomo sembra passare, anche in questo caso, in secondo piano. C’è da dire che, con molta probabilità, le linee di Nazca non hanno alcuna funzione pratica all’interno del contesto in cui sono state scavate con tanta pazienza, bensì sociale. I geoglifi, è questo il nome con cui gli archeologi identificano questi disegni, vennero realizzati per mezzo di un “semplice” lavoro di scavo, atto a mettere in risalto la sabbia bianca e compatta, caratteristica di questi luoghi, sotto la superficie di ruggine, pietre e polvere che ne oscurava la vista. Il perché tutto ciò sia stato fatto riporta, inevitabilmente, all’unica risposta in grado di diradare le nebbie del dubbio: per motivi religiosi.

Bene. Ma come si spiega il poter godere della bellezza di tali figure se è possibile osservarle solo dal cielo?

Semplice. Non è solo dal cielo, per mezzo di macchine volanti, che l’uomo può accedere alla visione omogenea delle creazioni in esame. Intorno al sito d’innesto di tali figure sorgono più promontori, tutti alla portata dell’essere umano, dove poter agevolmente salire e apprezzare lo spettacolo artistico, creato da mani umane. È possibile che, nel corso delle funzioni religiose a cui erano destinate, le stesse linee possano essere state illuminate da fuochi, in grado di far risaltare nel cielo notturno, abitato da stelle, ancora di più il contenuto disegnato con tanta pazienza e maestria, dando forza alla fede di quella data società è, non ultimo, creando uno spettacolo unico… Se osservato dal punto di vista, prospettico, giusto. Prima di Piero Della Francesca, della prospettiva pittorica rinascimentale, sarebbe bastato cambiare punto di vista, di osservazione, in modo da fare un plauso ai nostri antenati, capaci di sfruttare l’ingegno, arrivando, con più di un millennio di anticipo, a creare figure tanto semplici ma straordinariamente affascinanti.

Armando

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