Alfred Elton Van Vogt – Il cervello trappola

II tema del trasferimento di una personalità da un corpo all’altro è vecchio quanto la stessa fantascienza, e può essere fatto risalire, forse, alla “Storia del fu signor Elvesham” di H.G. Wells. Ma in questo spettacolare romanzo di van Vogt il “trasferimento” è soltanto uno dei tasselli dell’enigma, e la scacchiera su cui si svolge il romanzo e molto più vasta e futuribile della malinconica Londra fin de siecle di” Wells. Inoltre, il lettore non dovrà aspettare un minuto per essere introdotto nel vortice dell’azione, che comincia a pagina 3 con queste parole: “Il Presidente dei Maestri di Gruppo disse gravemente: – E ora passiamo a esaminare il caso di Wade Trask, imputato di sedizione…”

Non è stata di certo una lettura facile quella di questo romanzo. Per quanto interessante fosse, per le idee di futuro proposte, è risultato quantomai confusionario. Tanti i temi proposti dallo scrittore canadese ma, e qui la pecca più grossa, nessuno di questi è stato approfondito né, tanto meno, portato alla sua naturale conclusione. C’è, o almeno è quello che a me e sembrato, una certa, sostanziale, influenza di George Orwell all’interno di questo libro. L’autore, che ha dato alle stampe Il Cervello trappola nel 1957, risulta meno coraggioso del suo più illustre collega. Ha le idee, è le mette nero su bianco ma, sul più bello, sembra tirarsi indietro, come se avesse paura di qualcosa, o a questo punto sarebbe meglio dire di qualcuno, che potrebbe nuocere alla sua vita. Perché, per quanto coraggioso è il personaggio protagonista di questo romanzo, l’autore non sembra essere della stessa pasta. A suo favore, però, vanno le idee maturate su tecnologie future. Sembra vedere una sorta di antenati, anche se il testo è ambientato in un futuro lontano dai giorni nostri, di quelle tecnologie tanto in voga in questo XXI secolo. A dar subito all’occhio, come già accennato, è la confusione creata da un intreccio non di certo lineare. Difficile da seguire; complicato per colpa di lacune lasciate qua e là in ogni situazione; l’idea del trasferimento di personalità è molto buona, capace d’intrigare il lettore ma…la scelta d’impostazione del lavoro risulta, a mio avviso, del tutto fuori luogo, sembra che Van Vogt abbia attinto a quella maschera pirandelliana senza riuscire a lasciare un messaggio chiaro, frenato da un fattore esterno che non riesco a spiegare. In definitiva, portare a termine la lettura de Il cervello trappola è stata dura. Buone idee espresse in maniera spesso sconclusionata.

Punteggio:

Armando

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